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Stiamo per affrontare un inverno di malcontento che coinvolgerà tutta l’Europa?

 

Le riforme dell’istruzione e la protesta giovanile in Europa
Nel corso delle ultime settimane, in un certo numero di paesi ha avuto luogo una consistente ondata di protesta giovanile. Alcuni hanno parlato di un ritorno del 1968, secondo altri stiamo entrando in un assoluto “inverno di malcontento”. Nel Regno Unito e in Italia un gran numero di giovani si è mobilitato contro le revisioni previste per i loro rispettivi sistemi di istruzione superiore. Se consideriamo la differenza tra l’istruzione superiore della generazione che attualmente tiene le redini del potere e il sistema che essi stanno cercando di imporre ai loro figli (o nipoti), una simile reazione risulta poco sorprendente.
 
Nel Regno Unito la generazione che attualmente tiene le redini del potere non solo ha preso le lauree gratis, ma ha potuto anche chiedere il sussidio di disoccupazione durante l’estate e durante le vacanze di Natale e di Pasqua, e ricevere a casa i biglietti del treno al termine del periodo, tutto pagato dallo stato, proprio durante la recessione degli anni Ottanta, quando lo stato inglese ha dovuto far fronte a una serie di difficoltà fiscali e venne fatta terra bruciata nell’ambito dell’assistenza pubblica. Tutto ciò viene convenientemente tralasciato, e le riforme vengono presentate come se fossero dettate da necessità fiscali, come se non fosse concepibile un modo alternativo per trovare fondi per il sistema dell’istruzione superiore rispetto a quello di riversare sugli studenti la spesa di 9000 sterline all’anno.
 
Se le riforme venissero approvate, un tale livello di tassazione renderebbe le università pubbliche inglesi quelle più costose del mondo (le politiche riguardanti l’istruzione spettano alle assemblee del Galles, della Scozia e dell’Irlanda del Nord, e sia il Parlamento del Galles che quello della Scozia hanno votato contro un aumento delle tasse nelle loro giurisdizioni). Il governo di coalizione afferma che queste proposte sono giuste, considerato il fatto che gli studenti possono ricevere un prestito per pagare le tasse con un tasso di interesse al di sotto del livello di mercato (nonostante l’inflazione più 3%), che non dovranno restituire il denaro finché non guadagneranno 21.000 sterline all’anno, e che la politica si impegnerà a proteggere la posizione degli studenti più poveri.
 
La revisione della tassazione è il risultato di una revisione indipendente da parte di Lord Browne, che ha delineato due opzioni per far fronte alla mancanza di fondi del sistema dell’istruzione superiore : una tassa di laurea (che prevede che i laureati paghino una tassa aggiuntiva che invece i non laureati con lo stesso stipendio non pagherebbero), e un aumento delle tasse.
 
Non è del tutto chiaro se ci sia la possibilità che questa politica ottenga un voto in Parlamento. Un importante consigliere liberal-democratico afferma che i membri del partito “si sentono profondamente traditi”, e che un certo numero di loro voterà contro. Attualmente il voto è previsto per giovedì 9 dicembre.
 
Le proteste contro le riforme sono state numerose, la maggior parte delle quali pacifiche, con degli scoppi occasionali di violenza che hanno causato danni per più di un milione di sterline, specialmente nei casi in cui sono state occupate le sedi del Partito Conservatore.
Nel frattempo, in Italia, un governo a corto di denaro sta tentando delle drastiche riforme nel settore dell’istruzione superiore, e le proposte potrebbero inevitabilmente causare la chiusura delle università che sono in deficit. Secondo il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini, le riforme aiuteranno a contrastare la proliferazione di lauree “inutili”, fenomeno che si è verificato negli ultimi anni, e renderà l’istruzione superiore italiana più meritocratica, trasparente e competitiva a livello internazionale. Il risultato di queste riforme porterebbe sicuramente alla diminuzione del numero di laureati in entrambi i paesi, soprattutto nel settore artistico e umanistico. L’UCU (Unione delle Università e dei College) ha appena pubblicato un sondaggio secondo cui oltre 40 Università inglesi rischierebbero di chiudere nel caso in cui il loro sistema di finanziamento dipendesse dagli studenti.

In Francia, un paese con un’eredità di protesta politica più forte rispetto al Regno Unito, le proteste contro le riforme della pensione hanno suscitato un alto grado di interesse tra i minori di 18 anni. Sono in numerosi a sostenere che molte persone hanno partecipato alle proteste spinte da una frustrazione generale nei confronti del governo, piuttosto che motivati da qualche aspetto riguardante specificatamente la riforma delle pensioni.

 
Conseguenze sul il Processo di Bologna
 
È probabile che le proposte di riforma, in particolare nel Regno Unito, rappresentino una battuta d’arresto rispetto agli obiettivi del Processo di Bologna. Dei livelli di tassazione altamente variabili agiranno come una barriera alla mobilità degli studenti in Europa. Inoltre, è necessario chiederci ulteriormente se tutto ciò sia giusto. Quanto è giusto che in Inghilterra il sistema sia più o meno auto-finanziato, quando invece le lauree per tutti i cittadini europei negli altri paesi sono pagate interamente dal contribuente?
 
Mentre il Governo del Regno Unito considera la laurea un “investimento”, di cui poter calcolare e prevedere in modo esatto il valore e la sicurezza, in realtà, non può esserci niente di sicuro in un qualcosa in cui un è un diciottenne a investire così tanti soldi. Vedere la laurea come un “investimento” in termini finanziari è fuorviante, come dimostrato dall’attuale “generazione della crisi” di laureati. Si è parlato abbondantemente di una “generazione persa” fino all’inizio della crisi finanziaria, con una disoccupazione giovanile (sia giovani laureati che non laureati) ai massimi livelli in tutta Europa. La realtà dell’attuale mercato del lavoro è che una laurea rappresenta un pre-requisito per inserirsi in un ambito professionale, mentre i livelli di disoccupazione dimostrano che in molti casi neanche questo tipo di titolo di studio serve ad assicurare un lavoro.
 
Finora l’istruzione di terzo livello è stata un fatto di pari opportunità. Tali riforme dell’istruzione causeranno una situazione in cui l’opportunità di un individuo di conseguire un determinato titolo di studio dipenderà dalla sua possibilità di finanziarlo. Come può essere che i giovani della future generazioni vengano “dimenticati”? Se l’istruzione superiore dovesse completamente auto-finanziarsi, e i governi si decidessero a realizzare un vero e proprio “mercato” dell’istruzione, allora l’intero settore funzionerebbe come un mercato, e dovrebbe provvedere a fornire migliori informazioni su ciò che viene previsto dai suoi servizi. Se gli studenti fossero tenuti a pagare così tanto per la loro istruzione, dovrebbero essere fornite maggiori informazioni sulla redditività dei loro “investimenti”.
 
Il dibattito sulla riforma dell’istruzione si colloca all’interno del più ampio dibattito sulle misure di austerità in Europa, o meglio in quello riguardante il tipo di società in cui gli Europei desiderano vivere. Il diritto a un’istruzione di alta qualità che, oltre ad essere accessibile, garantisca a ogni cittadino europeo la possibilità di affermarsi nel mercato del lavoro con pari opportunità, dovrebbe essere un diritto fondamentale.
 
In un recente articolo European Alternatives ha presentato la sua posizione rispetto all’attuale ondata di austerità in Europa, auspicando a uno spostamento del focus ad una dimensione transnazionale. Muniti di solidarietà, i cittadini di tutta l’ Europa possono, anzi devono, collaborare per costruire una società nuova e rigorosamente giusta per tutti gli Europei.
 
Dobbiamo collaborare, agire subito!
 
Questo articolo fa parte di una serie, riguardanti il tema della riforma dell’istruzione in Europa di cui European Alternatives si sta occupando attualmente. Tenetevi aggiornati!
 
Vi preghiamo di leggere e firmare la nostra petizione con cui chiediamo che i cittadini Europei vengano resi partecipi dalle nostre istituzioni rappresentative nella definizione di una nuova architettura economica europea.