Il ratto d’Europa

ReniWide
Sei mesi di negoziati tra la Grecia e i suoi creditori hanno raggiunto un solo risultato: dimostrare oltre ogni dubbio che le attuali strutture politiche dell’Eurozona rappresentano una minaccia all’Europa e ai suoi ideali di democrazia e giustizia.

Alcune cose ci sono chiare.

1. L’offerta presentata alla Grecia da parte delle istituzioni europee e ribadita da Jean-Claude Juncker il 29 giugno non può essere difesa. Si tratta di un pacchetto recessivo che condanna la Grecia a continuare in una spirale di depressione economica, miseria umana e insostenibilità del debito. Il pacchetto non fa altro che individuare ulteriori aree di austerità al fine di liberare risorse sufficienti a ripagare gli interessi sul debito. Non vi è alcuna misura per il rilancio dell’economia greca, né alcun apprezzamento per la crisi economica e occupazionale senza precedenti del Paese.

2. La questione del debito va affrontata in modo serio. Abbiamo bisogno di un accordo europeo sul debito per trovare una soluzione equa che metta la Grecia e l’Europa su un percorso sostenibile di recupero. L’accordo sul debito di Londra, che ha cancellato il 50% del debito pubblico della Germania nel 1953 e ha permesso di dare avvio al miracolo economico del Paese, è un importante precedente storico.

3. Il voto “Sì” al referendum di domenica 5 luglio, seguito da un possibile cambio di governo a causa di una strategia della paura, è un suicidio economico per la Grecia e un suicidio democratico per l’Europa.

4. Le strutture di governance dell’Eurozona sono rotte. Non sono né democratiche, né giuste, né capaci di conseguire un accordo soddisfacente e lungimirante. Dalla Grecia alle migrazioni, il processo decisionale europeo continua ad accumulare errori storici. L’incapacità e la mancanza di volontà di costruire una reale democrazia transnazionale sta distruggendo la democrazia a tutti i livelli e mettendo a rischio il benessere di tutti i popoli d’Europa.

5. Il gioco della colpa è una sciocchezza. Le responsabilità si trovano in ogni lato del tavolo. I precedenti governi greci hanno la responsaibilità di avere accumulato debiti insostenibili per alimentare un sistema corrotto fino al 2008. I creditori privati, in primo luogo le banche francesi e tedesche, hanno la responsabilità di prestiti sconsiderati, pur essendo state salvate a spese del popolo greco tramite i bail out. Le istituzioni europee e il Fondo Monetario Internazionale hanno responsabilità per aver giudicato malissimo l’impatto dell’austerità imposta dopo i “salvataggi” del 2010 e il 2012 e per il tentativo di replicare adesso le stesse politiche fallimentari. Anche il governo di Syriza ha delle responsabilità, tra cui quella di non essere riuscito a fornire controproposte di riforme radicali e di aver chiamato un referendum così tardi nel processo di negoziazione.

Dopo il crollo della giunta militare greca nel 1974, l’Europa ha rappresentato una promessa di stabilità e di prosperità e una forza potente per la democratizzazione del continente. Il rischio di sonnambulismo verso la distruzione di questo patrimonio è reale. Se nelle menti di una generazione l’Europa viene inesorabilmente associata alla tecnocrazia, al fallimento e alla miseria; se l’Europa diventa il problema e non la soluzione; se l’Europa diventa il luogo dove i sogni vengono infranti, allora l’Europa è stata rapita una volta di più. E pochi, questa volta, lotteranno per lei.

Ci sarebbe bisogno di una profonda trasformazione democratica e costituzionale dell’Europa e dell’Eurozona. Abbiamo poche speranze che i nostri leader timidi e sconsiderati possano riuscire, dopo tanti fallimenti, a vincere questa sfida storica. In questa fase ci vuole coraggio e speranza per immaginare uno scenario positivo. Ma se tale scenario potrà materializzarsi, passerà attraverso lo shock di un chiaro rifiuto di un sistema, quello si, in bancarotta.

 

Il mito greco dell’Europa, come dipinto sopra da Guido Reni nel famoso quadro “Il ratto d’Europa”, è centrale per European Alternatives