Centri di detenzione per migranti: trattamenti inumani e degradanti

di FLORE MURARD-YOVANOVITCH

Il Rapporto sullo stato dei diritti umani nelle carceri e nei Cie era uscito il 6 marzo scorso, quasi in sordina, poco valutato dalla stampa nazionale. C’è voluto l’impegno della Fnsi per rilanciare e cercare di squarciare il pesante silenzio che avvolge ancora quella realtà celata, conosciuta solo dalle rare testimonianze trapelate e inchieste da giornalisti; perché, malgrado sia stato ripristinato l’accesso ai giornalisti, esso è ancora negato nei fatti.

Che cosa succede oltre le alte grate  nelle “gabbie”? “Trattamenti inumani e degradanti”; è quanto conclude a chiare lettere il “Rapporto sullo stato dei diritti umani negli istituti penitenziari e nei centri di accoglienza e trattenimento per migranti, approvato con il voto unanime di tutti i gruppi parlamentari.

“La situazione dei Cie è inaccettabile. Per certi aspetti sono in una situazione peggiore delle carceri”, come ha dichiarato Pietro Marcenaro, presidente della Commissione diritti umani del Senato. La violazione dei diritti umani non è solo una violazione di principi etici riprovevole ma è una vera e propria violazione della legalità”. Non una vera sorpresa, a fronte della recente condanna dell’Italia da parte della Corte europea di Strasburgo sui respingimenti. Ma sui Cie vigono ancora censura, disinteresse e falsa coscienza.

Malgrado quanto comunemente creduto e affermato dalla comunicazione politica dominante, i Cie non rappresentano una soluzione all’immigrazione cosiddetta “irregolare”. Anzi, quei centri sono destituiti di ogni praticità, trattenendo alcune migliaia d’individui a fronte di flussi migratori. Non rappresentano nessuna soluzione ma una mera reclusione arbitraria di persone.

“Il tempo di trattenimento nei Centri di identificazione e di espulsione è aumentato e 18 mesi sono una parte importante della vita di una persona – ha spiegato Marcenaro -. Non sono una cosa trascurabile anche perché sono mesi vuoti, sospesi nell’inattività assoluta riempita solo dalle profonde insicurezze sul tempo di detenzione e su cosa avverrà dopo”.

Pura reclusione violenta. Domande che i politici istituendo i Cie non si sono mai poste. Che cosa avviene alla persona illegalmente trattenuta? Lì regna una promiscuità pericolosa. Ragazzini che non hanno fatto niente se non arrivare qui per cercare di migliorare la propria vita, reclusi e spauriti nella stessa cella con persone che escono dal carcere con pene gravi per reati di vario tipo (prostituzione, droga e malaffare). Bambini e minorenni non accompagnati, illegalmente trattenuti, cittadini italiani da più di dieci anni in Italia che per “reato” hanno solo quello di aver perso il lavoro… Si tratta di conseguenze disastrose, che infliggono solo assurde violazioni e dolori. Per niente.

E il profondo tormennto e disagio si legge sui corpi: autolesionismi, braccia tagliuzzate, lamette ingoiate, suicidi, sempre più numerosi. Cure negate. Per non parlare degli stupri e delle violenze contro le donne in quegli ambienti carcerari. In un recente Rapporto, come dichiara la presidente della Casa delle Donne, Francesca Koch, manca del tutto la prospettiva femminile.

Ma sono tanti gli altri aspetti sorvolati da questo rapporto per certi versi ancora troppo “consolante”. Come racconta l’inchiesta video di Raffaela Cosentino sul Corriere.it, a persone trattate come bestie, sono somministrate quantità quotidiana di psicofarmaci e droghe per calmare anime giustamente ribelli di fronte a quell’illegittima sopraffazione.

I Cie non sono estranei dal clima di criminalizzazione del migrante nel Paese e nelle leggi; e di una “condizione sicurista”, come dichiara il senatore Salvo Fleres (Pdl), Garante dei diritti dei detenuti siciliani, di una visione della pena ormai simile al carcere, trascurando il diritto a venir “riabilitato” e reinserito.

Intanto un decisivo passo avanti e controcorrente il “Rapporto” lo fa, richiedendo la necessità dell’introduzione del reato di tortura nel codice penale italiano. In un Paese dove sono state molte le resistenze, in particolare dopo i fatti di Genova. Il 27 aprile prossimo il Rapporto del Senato sarà presentato al Presidente Napolitano. Intanto, abrogare il “reato di clandestinità” potrebbe essere il passo immediato e concreto per andare oltre la logica del trattenimento amministrativo del migrante. E riscoprire la sua evidente illiberalità.

Articolo già apparso su Agenzia Radicale