Cookies on this website

We use cookies to make our website work properly. We'd also like your consent to use analytics cookies to collect anonymous data such as the number of visitors to the site and most popular pages.

I'm OK with analytics cookies

Don't use analytics cookies

Home / Resources / News / Un’Unione (studentesca) sempre più stretta

Un’Unione (studentesca) sempre più stretta

students http---www.flickr.com-photos-uofdenver-3770483632-sizes-m-in-photostream-

 

Foto da flickr

Articolo di  Alessandro Valera
Traduzione di Mauro Longo

Manifestazioni, occupazioni e altre forme di contestazione sono sorte per tutta Europa, tra Gran Bretagna, Italia, Olanda, Polonia, Slovenia, Bulgaria, Romania e Irlanda, per protestare contro i tentativi dei vari governi di tagliare i fondi per l’istruzione e aumentare le rette universitarie. Diversamente da altre mobilitazioni come il movimento contro la guerra o le campagne contro la povertà, in questi mesi non si è registrato un significativo livello di coordinamento europeo tra attivisti che manifestavano più o meno per le stesse ragioni. E con la stessa preoccupazione: che l’educazione smetta di essere un diritto universale per diventare un lusso proibitivo. Ciononostante, le proteste sono frammentate e incentrate unicamente sulle dinamiche nazionali.
È ironico come questa generazione, nata dopo Maastricht, cresciuta con le prime “paghette” in euro, sia ancora incapace di concepire le proprie battaglie in un contesto transnazionale. Poiché gli stati membri dell’Unione Europea (o le autorità locali) sono ancora responsabili per i bilanci e le riforme dell’istruzione, sembra ragionevole che le proteste e le mobilitazioni studentesche siano rivolte a tali interlocutori. Di contro, esiste un margine per un più alto grado di coordinamento tra associazioni studentesche locali e nazionali per protestare su argomenti comuni. Gli studenti e i loro rappresentanti potrebbero condividere le proprie esperienze di strutture organizzative e azioni efficaci grazie alle quali le richieste degli studenti siano state accolte, anche su temi extra-scolastici. Le manifestazioni contro la guerra in Iraq nel 2003 ne sono un esempio. Anche se la politica estera (così come l’istruzione) rimane nella sfera dei governi nazionali, gli studenti che presero parte all’European Social Forum di Firenze si trovarono d’accordo su un punto molto semplice: manifestare contro la guerra nello stesso giorno. Il resto del mondo si associò e la prima manifestazione globale divenne realtà. La guerra non si fermò, ma la decisione di molti paesi europei di non entrare nella coalizione di guerra può almeno in parte essere attribuita ad un livello di disapprovazione pubblica mai raggiunto prima.
Inoltre, i tagli ai finanziamenti per l’istruzione sono parte integrante di un’opinione diffusa in tutta Europa (appoggiata e promossa da molti membri al Consiglio Europeo e, in un certo senso, anche nella stessa Commissione) sulla necessità di ridurre il deficit e di promuovere misure di austerity. Combattere contro il consenso degli economisti sull’assenza di alternative è un aspetto centrale per dimostrare che un approccio strutturalmente differente all’istruzione e alla ricerca è possibile. E un’opinione diffusa europea può solo essere modificata da iniziative che nascano dalla base.
Per questo motivo European Alternatives promuove una unione e una coordinazione più strette tra studenti e collettivi europei impegnati nelle stesse battaglie. Il summit studentesco di Parigi organizzato dal network Edufactory nello scorso Febbraio è un passo in questa direzione. Da parte nostra, abbiamo iniziato col chiedere a sei studenti europei quali siano le speranze e gli ostacoli lungo la strada per una più efficace collaborazione tra studenti in Europa.

 

 

Sei uno studente in un paese che non figura nell’elenco? Quali sono le tue risposte a queste domande? Comunicacele e noi le pubblicheremo.

GLI STUDENTI

Nome: Oisín Ó Dubhláin

Paese: Irlanda

Facoltà: Medicina psichiatrica

Università: Dublin City University

 Nome: Jakub Biernat

Paese: Polonia

Facoltà: Giurisprudenza

Università: Università Maria Curie-Sklodowska di Lublino (foto di Patryk Mizerski/Radio Lublin)

Nome: Rosa Vighetto

Paese: Italia

Facoltà: Lingue straniere

Università: Università di Torino, dove lavora con un’associazione studentesca chiamata “Studenti Indipendenti”.

Nome: Mihail R. Doychinov

Paese: Bulgaria A

Facoltà: Management ambientale e sviluppo sostenibile

Università: Università St. Kliment Ohridski di Sofia

 

Nome: Lucia Kula

Paese: Netherlands

Facoltà:  Giurisprudenza e scienze politiche

Università:  Università delle scienze applicate di Utrecht e Università di Amsterdam

Nome: Lorena Antonovici

Paese: Romania

Facoltà:  Psicologia e psicoterapia clinica

Università: Università Al. I. Cuza di Iaşi
Per cosa stai protestando? 

 

Oisín: la questione che radicalizzando molti studenti è l’aumento delle tasse universitarie da 850€ quando mi sono iscritto a quasi 2500€ quest’anno. Ciò significa che molti più studenti semplicemente non si possono permettere di andare all’università e abbandonano gli studi o sono costretti ad orari di lavoro impossibili. Ma più in generale gli studenti lottano per una società più equa della quale l’istruzione è parte integrante.
Jakub: protestiamo contro la commercializzazione dell’istruzione, contro i piani per introdurre tasse d’iscrizione in Polonia e contro il Processo di Bologna. Un anno fa, abbiamo protestato contro il previsto licenziamento di 400 lavoratori della nostra università, personale ausiliario, in maggioranza donne. Ora abbiamo iniziato una serie di dibattiti sull’istruzione secondaria, con lo scopo di articolare il nostro disaccordo con la politica ufficiale del “libero mercato” dell’istruzione. I dibattiti hanno avuto grande risalto sui media locali e nazionali e rappresentano un buon inizio.

 

Rosa: nel 2008 il governo italiano ha proposto una riforma contro la quale gli studenti italiani hanno protestato per gli ultimi due anni. Il problema più grande di questa legge è che, invece di risolvere i problemi che hanno afflitto le università italiane nell’ultimo decennio, li affronta senza analizzarne le cause e le conseguenze che la riforma avrebbe sul sistema attuale. Di conseguenza le misure prese mettono in pericolo la qualità delle università e il libero accesso. La riforma manca di norme specifiche per essere attuata, cosa che probabilmente causerà una congestione del sistema burocratico mentre il processo potrebbe durare per anni.
Mihail: ogni volta che mi fanno questa domanda le emozioni superano le parole! Per così tanti anni il governo bulgaro si è curato sempre meno di studenti e ricercatori. Chiediamo certezze per gli alloggi degli studenti. Inoltre, le tasse aumentano ogni anno mentre le borse di studio diminuiscono, e i ricercatori devono lavorare per 200€ al mese. Ci opponiamo anche alla cultura della corruzione attraverso la quale alcuni studenti si laureano pagando professori e funzionari.
Lucia: gli studenti olandesi protestano contro i tagli ai bilanci dell’istruzione secondaria. Per via di questi tagli, gli studenti fuori corso saranno costretti a pagare 5000€ di tasse extra l’anno. Le università vedranno una riduzione dei propri budget per ogni studente che non si laurea in corso.
Lorena: gli studenti protestano contro le qualifiche dei professori che spesso non sono all’altezza. Il sistema di valutazione e votazione è un altro grande problema. Protestiamo anche contro tasse sproporzionate, a cui non corrispondono strutture adeguate (aule, biblioteche) e insegnamento di qualità.

 

Come dovrebbe essere un’università migliore? 
Oisín: secondo me c’è bisogno di un’istruzione in cui dalle elementari all’università ci si basi su un sistema di tassazione progressiva fondata sull’idea che l’istruzione è un diritto, non un privilegio. L’istruzione dovrebbe essere una priorità nei bilanci di ogni governo. Non è cos’ in Irlanda, che resta indietro rispetto alla media europea.

Credo inoltre che le borse di studio dovrebbero essere centralizzate, poiché i pagamenti gestiti dalle autorità locali hanno fallito miseramente. Ci dovrebbe essere un più vasto sostegno per gli studenti che lavorano: chi si mantiene autonomamente non dovrebbe essere penalizzato.

L’istruzione privata dovrebbe essere solo quello, cioè privata. Non si possono usare finanziamenti pubblici per mantenere istituzioni esclusive e privilegiate che penalizzano non solo l’uguaglianza nell’istruzione ma in tutta la società.

 

Jakub: vorrei avere più democrazia: le decisioni dovrebbero essere prese insieme tra studenti, ricercatori e professori. Le università devono tornare al concetto di comunità piuttosto che comportarsi come imprese commerciali. Il mio sogno è l’eguaglianza nell’accesso all’istruzione secondaria e aiuti pubblici agli studenti. Le nostre università dovrebbero migliorare il sistema di borse di studio. Avendo manifestato per i diritti dei rifugiati, vorrei che i migranti potessero essere parte della nostra università.

 

Rosa: il governo dovrebbe investire in università e ricerca piuttosto che ridurre le già limitate risorse finanziarie. Dal 2009 gli investimenti sono stati drasticamente tagliati. I Consigli universitari dovrebbero essere più democratici, permettendo a coloro che studiano e lavorano all’interno dell’università di poter fare proposte e portare le loro idee nel processo decisionale. Per offrire le stesse opportunità a tutti gli studenti è altresì importante che si sviluppi un sistema efficiente per le borse di studio. Infine, i ricercatori dovrebbero essere considerati una risorsa e utilizzare le qualità acquisite per migliorare la società in cui vivono. Attualmente invece, si trovano a scegliere tra un lavoro sottopagato e incerto o fuggire all’estero. Secondo me questa situazione rappresenta uno dei più grandi sprechi di risorse in Italia.
Mihail: vogliamo sicurezza nelle università e negli studentati. Vogliamo essere ascoltati, vogliamo vivere in un paese in cui le persone istruite siano rispettate. Vogliamo che il governo comprenda l’importanza degli investimenti nell’istruzione anche in un momento di recessione. Vogliamo professori stimolanti e giusti, non pigri e corrotti.
Lucia: in un’università migliore gli studenti e i professori avrebbero più possibilità di sviluppare personalità e talento. Requisiti fondamentali non solo nel mercato del lavoro, ma nella vita di tutti i giorni. L’istruzione non è solo ciò che impari all’università. Le università dovrebbero stimolare studenti e professori ad accrescere le loro conoscenze e la diversità nella struttura sociale delle istituzioni.
Lorena: i professori dovrebbero essere meglio preparati. Ciò non significa soltanto più competenti: molti insegnanti si limitano alla teoria senza educare alla pratica. Penso inoltre che gli esami dovrebbero essere più incentrati sulla pratica e richiedere una preparazione migliore. Le valutazioni dovrebbero essere anonime e i criteri dovrebbero essere noti in anticipo. Gli esami dovrebbero essere sia scritti che orali. Un’università migliore dovrebbe essere accogliente, attrezzata e pulita, a partire dall’aspetto esteriore, passando per i bagni e arrivando alle biblioteche, dove si dovrebbe poter consultare un libro senza dover aspettare trenta minuti.

 

Gli studenti protestano in tutta Europa. Credi che ci sia la possibilità che si sviluppi un movimento politico trans-europeo? Cosa servirebbe perché ciò avvenisse?
Oisín: esiste il potenziale per una solidarietà transeuropea. Possiamo ispirarci alle azioni di studenti in altri paesi europei, e lo stiamo facendo, imparando dalle loro strategie e dalle loro forme di protesta. Sfortunatamente il movimento studentesco è stato stagnante e ha lentamente virato a destra negli ultimi anni, specialmente in Irlanda. Solo ora gli studenti stanno riconquistando il radicalismo e l’idealismo del passato. Certo, rimangono ancora enormi differenze nei sistemi universitari europei, che rendono difficile una coalizione organizzata su larga scala. È difficile iniziare a pensare ad un movimento europeo quando ancora così tanto si deve fare per sviluppare un approccio radicale ed olistico all’attivismo studentesco nel nostro paese. Di certo il potenziale c’è, ma ci si deve lavorare parecchio!

 

Jakub: sì, sono favorevole ad un’associazione tra studenti polacchi ed europei. Fa piacere vedere politici come Caroline Lucas che sostengono il movimento. Sarebbe necessario che tutti gli attivisti spingessero insieme per il cambiamento varcando i confini nazionali. Transeuropa Network potrebbe svolgere un ruolo centrale verso una cooperazione per un’istruzione libera ed accessibile in tutta Europa. A Lublino, membri  di Transeuropa Network hanno manifestato contro il licenziamento di personale universitario e siamo rimasti in contatto con manifestanti di Tubinga, Heidelberg e Berkeley. Ora vorremmo nuovamente unire le nostre forze con attivisti stranieri.

 

Rosa: anche se ogni paese ha i suoi problemi specifici, alcuni sono comuni a tutta Europa. Credo che questi argomenti debbano essere il punto di partenza per un movimento trans-europeo che unisca associazioni e ONG. Ciò è possibile solo se, dopo aver individuato i punti comuni, le differenti associazioni si impegnino a realizzarli a livello locale. Ciò potrebbe non essere possibile nel breve termine, ma alcuni piccoli passi sono già stati fatti in questa direzione e spero che le organizzazioni europee continuino a promuovere questo tipo di impegni.
Mihail: penso che sia un’idea grandiosa. Credo che gli studenti di tutto il mondo vogliano cose simili. Si potrebbe creare un’organizzazione europea che difenda i diritti degli studenti. Perché ciò accada dobbiamo essere tolleranti l’uno con l’altro, indipendentemente da dove veniamo.

Inoltre abbiamo bisogno di una piattaforma per i nostri diritti e dobbiamo lottare tutti insieme, ovunque questi vengano violati. Dobbiamo essere empatici verso gli altri studenti in tutta Europa. Se questa idea diventa realtà, gli studenti di tutta Europa avranno molta più fiducia nei propri mezzi e saremo più ottimisti sul nostro futuro.
Lucia: credo che una collaborazione tra studenti di diverse nazioni e una Unione Studentesca Europea sarebbero un gran modo di dare vita ad un movimento europeo. Gli studenti europei hanno bisogno di essere mobilitati e ispirati all’azione sulle proprie richieste, e debbano spingere altri a fare lo stesso.

 

Lorena: anche se non sono così esperta di politica (un tema abbastanza controverso in Romania) vedo la possibilità di un movimento politico trans-europeo. Perché ciò avvenga, penso che gli studenti dovrebbero essere più informati sui loro diritti e sui metodi di istruzione utilizzati in altri paesi.

 

Sei uno studente in un paese europeo non incluso qui sopra? Scrivici e pubblicheremo le tue idee!