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Svolta della campagna LasciateCIEntrare – Open Access Now: Mai più CIE

@MEDU - CIE Lamezia Terme

I CIE sono ancora off limit per la libertà di stampa e sapere che cosa esattamente accada al di là delle sbarre rimane un’impresa molto difficile. L’obiettivo del convegno Il sistema Cie e la violazione dei diritti umani, promosso dalla campagna LasciateCIEntrare – Open Access Now in partenariato con European Alternatives, e tenutosi il 16 novembre a Roma, era quello di mettere insieme e integrare le varie prospettive sui Cie italiani, da quelle accademiche a quelle giuridiche, da quelle istituzionali a quelle politiche. Ne è venuto fuori un quadro inquietante: l’illegalità di queste strutture, la loro anti-costituzionalità e inutilità in materia di contrasto all’immigrazione cosiddetta irregolare, i costi sproporzionati e particolarmente gravosi per la comunità in tempi di crisi economica.

Nonostante la revoca della circolare 1305 del 2011 firmata dall’ex ministro Maroni, che vietava l’accesso ai giornalisti ai Cie (Centri di identificazione ed espulsione) e nei Cara (Centri d’accoglienza per richiedenti asilo), persiste una censura de facto; la discrezionalità da parte di Prefetture e Questure nel concedere l’accesso degli organi della stampa ai centri, è ancora la regola. Lo ha ricordato Roberto Natale, Presidente della Federazione Nazionale della Stampa, invitando i giornalisti italiani a continuare a esercitare il diritto all’informazione e a sistematicamente richiedere l’accesso ai CIE per verificare le condizioni di vita dei detenuti.

L’Ong Medici per i Diritti Umani (Medu), membro della campagna italiana, dopo un monitoraggio nazionale nei 13 centri sparsi per la Penisola, ha evidenziato come il diritto alla salute non sia garantito in quelle strutture. Nonché il diritto alla comunicazione con l’esterno e all’informazione sulla durata della propria detenzione: i casi di autolesionismo, depressione e altre gravi patologie psico-fisiche sono numerosi. Come ha dichiarato la vicepresidente del Senato Emma Bonino in aperture del seminario, «in Italia, lo spread da colmare non è solo quello economico ma in primis quello dei diritti umani».

Particolarmente interessante per la campagna è stata la prospettiva europea offerta dalla relazione di Chiara Tamburini, consigliere presso la Commissione LIBE (Libertà civili, giustizia e affari interni) del Parlamento europeo, che ha illustrato come gli strumenti legislativi europei, in particolare la Direttiva 2008 (cd. direttiva rimpatri), non “obblighino” – come spesso viene propinato – i vari Stati nazionali a fare uso dello strumento della detenzione amministrativa, bensì vadano tutti nella direzione opposta: quella della sua limitazione. In molti hanno ricordato quanto sia cruciale lavorare al livello europeo per incidere sulla modificazione della legislazione europea, in particolarmente la Direttiva rimpatri.

Il convegno ha ulteriormente sancito l’impegno di tutti membri della campagna LasciateCIEntrare a proseguire con il monitoraggio e le denunce sistematiche. Ha soprattutto sancito la svolta cruciale operata dalla campagna italiana, nel allinearsi ulteriormente sulle posizioni della campagna a livello europeo, riaffermando che l’unica soluzione percorribile è l’immediata chiusura di queste strutture. Nel corso dell’incontro, infine, sono stati presentati l’appello da firmare “Mai più Cie” e il policy paper, proposto dalla campagna italiana a conclusione della sua prima fase di lavoro. Nella seconda fase della campagna che sta per iniziare, la priorità continuerà a essere data alla dimensione europea, affinché sia raggiunto al più presto l’obiettivo comune di Open Access Now: mettere fine alla detenzione illegale nei CIE, in tutta l’Europa.
(fmy)