Jun 18, 2011
Intervista a Cristina Bermejo Toro, Segretario confederale della sezione Juventud di Comisiones Obreras (CCOO) di Madrid.
Foto da Flickr
Intervista di Monica Tinelli
Intervista a Cristina Bermejo Toro, Segretario confederale della sezione Juventud di Comisiones Obreras (CCOO) di Madrid, prima unione sindacale in Spagna per numero di affiliati e delegati eletti nelle elezioni sindacali.
La sezione giovanile di questo sindacato porta avanti campagne ed azioni volte non solo alla promozione di condizioni sociali e di lavoro dignitose per i giovani, ma anche al miglioramento di settori come quello della salute, dell’educazione, dell’ambiente, della tossicodipendenza, dei giovani migranti, disabili o esclusi.
Nel rendersi parte attiva nel sostenere i diritti dei giovani, partecipando sia al Consiglio della Gioventù spagnolo che ai consigli di amministrazione di livello regionale e locale, CCOO ha recentemente pubblicato inchieste sulle condizioni dei tirocinanti presso le aziende spagnole sottolineando i punti critici e facendosi promotrice di richieste di cambiamenti effettivi nella battaglia allo sfruttamento dei giovani lavoratori.
Quali ritenete debbano essere gli obiettivi di un tirocinio?
L’obiettivo dei tirocini dovrebbe essere, in primo luogo, mettere in contatto gli studenti con il mercato del lavoro. Tuttavia i tirocini nelle aziende dovrebbero sempre avere un carattere formativo, e porsi come alternativa allo studio teorico dell’università o degli istituti di formazione professionale.
In molti paesi europei disposizioni di legge per i tirocini sono spesso inesistenti o molto limitate.
Quali sono secondo voi le motivazioni di queste mancanze? Secondo la vostra esperienza, sono proprio queste lacune a condurre ad un utilizzo scorretto delle forme di tirocinio?
In Spagna, la regolamentazione legale dei tirocini e’ praticamente inesistente. Esistono solamente alcuni accordi di collaborazione (Convenios de colaboracion) tra aziende ed università, ma le condizioni che questi accordi stabiliscono sono minime. Non esiste una normativa generale e cio’ ha provocato un uso improprio della pratica dei tirocini, dal momento che in molti casi si convertono in una formula per non stipulare contratti legali.
Vedete la necessità di una maggiore tutela giuridica dei diritti lavorativi dei tirocinanti? Quali sono le vostre proposte per migliorare la loro situazione?
E’ assolutamente necessario regolare le condizioni di sviluppo dei tirocini. Le nostre proposte in merito sono:
a. L’esistenza di un accordo di collaborazione tra l’istituto scolastico e le aziende (ad esempio in Spagna, molte imprese offrono tirocini in maniera unilaterale, senza contattare o tenere in considerazione gli istituti scolastici):
b. i tirocini devono realizzarsi solamente per soggetti che fanno parte di un processo di formazione, e non per persone che hanno già’ ottenuto un titolo di studio finale (dal momento con a questi ultimi si possono stipulare contratti regolari);
c. l’accordo di collaborazione dovrebbe contenere condizioni come: piano formativo del tirocinio, giornata lavorativa e orario, durata massima del tirocinio, aiuti finanziari(non salario), assicurazione etc. I tirocini non dovrebbero essere in nessun caso assimilati a relazioni lavorative vere e proprie;
d. i tirocinanti dovrebbero essere seguiti da un tutor, non solo all’interno dell’impresa ma anche nell’istituto scolastico, al fine di assicurare che le condizioni stipulate nell’accordo di collaborazione siano rispettate;
e. i tirocinanti, all’interno del loro processo formativo, devono essere al corrente delle norme di health&safety proprie dell’azienda;
f. i rappresentanti dei lavoratori o il sindacato presente nell’azienda, deve essere a conoscenza del numero di tirocinanti e delle loro funzioni, in modo tale da potersi assicurare che questi soggetti non vadano a sostituire le funzioni di altri lavoratori e a ricoprire posizioni vacanti che non spettano loro.
Nel luglio 2010 il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione chiedendo alla Commissione di fornire uno studio sui tirocini in Europa, e di elaborare alcune proposte per migliorarne il contesto legislativo. Vedete un possibile ruolo per le istituzioni europee nel migliorare la legislazione in merito ai tirocini in Europa?
Le istituzioni europee hanno l’obbligo di stabilire, come minimo, una regolamentazione basilare per quanto riguarda le esperienze di tirocinio dal momento che si tratta di un fenomeno che riguarda l’Europa intera e che in molti casi produce situazioni fraudolente o di sub contrattazione.
Cosa ne pensate della proposte di istituire un marchio europeo di qualità per i tirocini, garantendo che gli stage offerti siano effettivamente formativi e non si riducano allo sfruttamento? Dovrebbe o potrebbe questo marchio essere obbligatorio, per le aziende che non soddisfano gli standard minimi?
Una regolamentazione a livello europeo dovrebbe avere come obiettivo quello di garantire la qualità’ dei tirorcini, considerandoli anzitutto come un processo di formazione per gli studenti e non come una forma di sfruttamento dei giovani lavoratori. Per questo motivo e’ necessario che vengano aumentate le forme di sanzione nei confronti delle imprese che non si adeguano agli standard di qualita’.
Qual’e la vostra posizione in merito allo sviluppo di una retribuzione minima basata sugli standard del costo della vita locale. Chi dovrebbe sostenere questo costo?
Stabilire una retribuzione minima e’ lo stesso che stabilire un salario. Per questo, per esempio in Spagna, esistono gia’ contratti per i giovani all’interno della legislazione lavorativa che comportano una riduzione dello stipendio, ma hanno tutte le garanzie di protezione sociale. I tirocini non devono vanificare queste forme di contratto con retribuzioni inferiori e senza protezione sociale. Per questo motivo, i tirocinanti dovrebbero ricevere assistenza finanziaria per i loro studi per cio’ che rigurarda le spese per i mezzi di trasporto, vitto, alloggio, ma non uno stipendio vero e proprio.