BAVAGLIO ALLA SOCIETÀ CIVILE: LA CRIMINALIZZAZIONE DI UN DIBATTITO PACIFICO

Traduzione di Benedetta Alpigiani

imagesIl Parlamento britannico ha approvato un disegno di legge che limita gli ambiti nei quali le organizzazioni della società civile possono portare avanti delle campagne su questioni di interesse generale negli anni delle elezioni.

La proposta di legge denominata “Transparency of Lobbying, Non Party Campaigning and Trade Union Administration Bill” a poco serve per limitare l’attività di lobbying dettata da interessi corporativi e promuovere la trasparenza. Quello che costituisce un limite reale è la somma che le organizzazioni di beneficenza e no-profit possono utilizzare nelle campagne su questioni specifiche, ovvero £ 20.000 all’anno in Inghilterra e £10.000 all’anno in Scozia, Galles e Irlanda del Nord, compresi i costi per il personale. Oltre questa somma l’organizzazione deve registrare le proprie spese presso la Commissione elettorale, la quale supervisiona e controlla tali importi (secondo modalità ancora da definire). Queste somme già limitano drasticamente il diritto a promuovere campagne su tematiche quali il cambiamento climatico, l’Unione Europea, la lotta alla povertà, il salvataggio di un ospedale o di una scuola dalla chiusura o la salvaguardia dei diritti degli animali. Ancora più problematica è l’intricata serie di requisiti burocratici che le organizzazioni di beneficenza, no-profit e i gruppi di esperti devono dimostrare di possedere quando portano avanti delle campagne. Questo costituirà un deterrente per le organizzazioni a far sentire la propria voce.

Per citare il disegno di legge, le restrizioni verranno applicate a qualsiasi spesa che “può ragionevolmente essere considerata come intesa a promuovere o procurare successo elettorale in qualsiasi elezione rilevante per:

i) uno o più partiti specifici registrati;

ii) uno o più partiti specifici registrati che sostengono (o non sostengono) particolari politiche o che rientrano in una particolare categoria all’interno di tali partiti;

iii) i candidati che hanno (o non hanno) opinioni specifiche o che sostengono (o non sostengono) particolari politiche o, in alternativa, che rientrano in una particolare categoria di candidati.”

Il modi in cui questo articolo è stato redatto è cruciale perché la definizione è talmente ampia da comprendere tutte le campagne relative a qualsiasi questione politica controversa: se un’organizzazione di beneficenza volesse promuovere una campagna sui diritti degli animali e ci fossero alcuni candidati che volessero sostenere simili politiche e altri no, allora tale campagna sarebbe soggetta a tali restrizioni. I tipi di azione che potrebbero rientrare sotto tale articolo comprenderebbero la redazione e l’invio di lettere ai candidati o ai parlamentari, l’acquisto di spazi pubblicitari sui media, la distribuizione di volantini per le strade o l’organizzazione di dibattiti pubblici. L’articolo del disegno di legge riporta chiaramente che la campagna non deve essere realizzata esplicitamente a sostegno di un particolare candidato per essere soggetta a tali restrizioni. Si tratta dunque di un rigido limite posto nei confronti della capacità della società civile di influenzare l’agenda politica e informare un sano processo decisionale.

La c.d. “legge bavaglio” ha suscitato le reazioni di quasi tutte le organizzazioni della società civile nel Regno Unito, dall’Alleanza dei contribuenti e l’Alleanza rurale, orientate a destra, campagne di destra ai gruppi di sinistra come Compass, dagli attivisti online di “38 Degrees” alla Società Reale per la Protezione degli Uccelli, dall’Istituto alle Donne agli Amici della Terra. Molte di queste organizzazioni possono contare su un numero di iscritti più alto rispetto a quello di qualsiasi partito politico, e questo spiega perché sono tanto temuti dai membri del Parlamento. La verità è che queste organizzazioni arricchiscono il dibattito politico e permettono il buon funzionamento della democrazia, aumentando la sensibilizzazione del pubblico su questioni importanti e giocando un ruolo fondamentale nel promuovere un’opinione pubblica ben informata, capace di compiere scelte politiche responsabili.

Con il pretesto che ci si occuperà dell’attività di lobbying dettata da interessi corporativi impendendo che si verifichino le situazioni tipiche degli Stati Uniti d’Americain cui le grandi somme di denaro vengono utilizzate per comprare seggi politici, il governo britannico ha elaborato furtivamente una legislazione che non affronterà nessuno di questi problemi, ma limiterà notevolmente la possibilità per le organizzazioni della società civile di informare il pubblico. Si tratta di un raggiro della democrazia, così come del diritto di libertà di espressione e associazione, entrambi garantiti dalla legge britannica ed europea. Possiamo sperare che questo disegno di legge vada incontro a impugnazioni legali nelle corti britanniche ed europee e che venga rivisto il prima possibile.

La mancanza di copertura mediatica in alcuni dei più importanti quotidiani del Regno Unito dell’approvazione del disegno di legge dimostra che i magnati dei media, che controllano ampie porzioni del dibattito pubblico in Gran Bretagna, non siano dispiaciuti del fatto che le voci critiche e indipendenti della società civile saranno più fievoli. I singoli cittadini, teoricamente non coinvolti dal disegno di legge perché non organizzati, dovranno attivarsi e alzare la voce nei prossimi mesi per protestare contro questa criminalizzazione del dibattito libero.