Alla Fiom per un reddito di cittadinanza

L'assemblea nazionale della Fiom del 18 febbraio, convocata per preparare lo sciopero del 3 marzo, ha rilanciato sul tema del reddito di cittadinanza. Pubblichiamo qui l'intervento di Lorenzo Marsili, co-direttore di European Alternatives, che ha presentato durante l'assemblea la campagna europea per un reddito minimo garantito sostenuta anche da EA. L'invito alla Fiom di farsi parte attiva di questa campagna è stato accolto in chiusura dal Segreatario Landini.

di Lorenzo Marsili

E’ evidente a tutti il tentativo di dividere quanti resistono lo smantellamento del sistema di welfare da quanti resistono l’attacco alla dignità del lavoro e alle libertà sindacali. La retorica dello scambio fra riforma degli ammortizzatori sociali e l’articolo18 e il diritto alla contrattazione collettiva ne è solo l’esempio più grossolano. Così come la volgarità di una presunta opposizione fra “troppo garantiti” da un lato (e poi chi sarebbero, forse chi si alza alle 4 del mattino per lavorare a 1.200 euro al mese? chi ha cominciato a lavorare a 16 anni e si è vista tolta la pensione di anzianità?) e “precari” dall’altro, questo esercito che si vorrebbe “giovane” semplicemente per mascherare che la precarietà si è istituzionalizzata a metodo di ricatto sociale, e che serve a zittire chi al lavoro ancora associa la parola dignità. Precarietà e contratti a termine che toccano oramai chi di anni ne ha quaranta, cinquanta, sessanta.

A questo tentativo di dividerci bisogna rispondere in maniera netta. Il welfare è storicamente legato al lavoro. Dove il lavoro è stabile c’è occupazione e c’è reddito. Dove il lavoro è sotto scacco c’è precarietà, povertà, e attacco ai sistemi sociali. Il rilancio del lavoro è il rilancio del welfare, e il rilancio del welfare è il rilancio del lavoro.

Sono qui per parlare di una campagna europea sul reddito minimo garantito. Lo scorso fine settimana oltre quaranta organizzazioni provenienti da tutta Europa si sono riunite al Teatro Valle per lanciare un’Iniziativa dei cittadini europei sul reddito minimo. Come sapete l’iniziativa dei cittadini europei, dal primo aprile di questo anno, permetterà di raccogliere almeno un milione di firme in almeno sette paesi europei per presentare una proposta legislativa direttamente alla Commissione europea.

Vogliamo usare questo strumento per richiedere una direttiva europea per l’instaurazione in tutti gli stati membri di un reddito minimo garantito. E per esprimere il più netto rifiuto ad ogni divisione fra welfare, reddito, e lavoro. Il reddito è lo strumento per opporsi al ricatto della povertà e della precarietà, un ricatto, come ci insegnate, che ha come primo obiettivo il mondo del lavoro. Un ricatto che schiaccia la dignità della persona e la costringe ad accettare lo sfruttamento, abbassando il potere negoziale degli stessi lavoratori. Un ricatto che crea competizione per la sopravvivenza, e costruisce quindi la folle trappola per cui diventa il sindacato – e la richiesta che il lavoro sia giusto, sia degno, sia a servizio della persona – l’ostacolo all’occupazione.

Con questa iniziativa europea non vogliamo chiedere un reddito inteso come contropartita per la consegna dei corpi al profitto. Non chiediamo una mancetta che permetta di tenere in vita un esercito di riserva disposto a farsi macchina dell’accumulazione, ad accendersi e spegnersi quando conveniente. Non chiediamo un reddito che sia l’anticamera dello smantellamento dell’organizzazione collettiva del lavoro. Chiediamo invece un reddito che permetta la libera scelta di un lavoro oltre il ricatto della sopravvivenza, un reddito che dia autonomia e opportunità alle persone di agire la loro autodeterminazione, un reddito garantito come diritto economico proprio per rimettere al centro del dibattito la questione della ridistribuzione delle ricchezze. Un reddito che permetta al lavoratore di uscire dal ricatto della povertà ed esprimere un chiaro “no” allo sfruttamento, esattamente come voi siete stati capaci di dire “no” ai diktat che chiedevano lo schiacciamento dei diritti come precondizione per la continuità occupazionale.

La linea che l’Iniziativa europea vuole seguire è quella già tracciata da una risoluzione del Parlamento europeo dell’ottobre 2010, dove il reddito minimo è espresso come percentuale del reddito mediano, costruendo quindi un’immediata comunità di interessi fra costruzione del welfare e rilancio del lavoro. Il Parlamento europeo ha quindi già espresso il suo parere favorevole a un reddito minimo europeo; ma come sapete, il Parlamento europeo non ha il potere di iniziare nuove leggi, ma solo di valutare quelle proposte dalla Commissione. Con l’iniziativa dei cittadini europei questo potere di proposta legislativa è ora però concesso agli stessi cittadini. E va usato.

Portare la rivendicazione per un reddito minimo a livello europeo ha in dote almeno altri due importanti elementi. Ci permette di rifiutare nettamente la scelta fra reddito e lavoro. Il terreno non è più quello puramente nazionale ma quello europeo, e la richiesta di una direttiva comunitaria per il reddito prescinde, per sua stessa natura, da qualunque gioco a metterci gli uni contro gli altri e a richiedere l’abbassamento delle tutele del lavoro come contropartita per il completamente del sistema di welfare. E’ l’Europa che ce lo chiede… quante volte abbiamo sentito questa frase. Noi vogliamo che l’Europa questa volta ci chieda di garantire a ogni cittadino un reddito dignitoso. E che questa sia la base per sganciare il rilancio del lavoro da qualunque baratto.

Ancora più importante è l’effetto sistemico dell’introduzione di un reddito minimo su scala europea. Ci insegnate voi i rischi del social dumping, di una competizione fra salariati in un continente dove il capitale circola liberamente ma i diritti sono frazionati e ora anche “esportabili”, permettendo a imprese di paesi a basso reddito di spostare i propri lavoratori in paesi a reddito più elevato mantenendo le stesse condizioni salariali di provenienza. Un reddito minimo su scala europea è una chiara barriera contro tutto ciò, e uno strumento importante per inceppare il meccanismo della competizione al ribasso.

Atene è il simbolo del disastro che attende un’Europa incapace di concepire la centralità del lavoro e della dignità della persona, di un’Europa incapace di investire nei propri cittadini e di smarcarsi dal giogo di una finanza cannibale. Noi dobbiamo immaginare e soprattutto costruire un’Europa capace di futuro, e questo non può che avvenire attraverso una rivincita del lavoro in Europa. Abbiamo uno strumento – l’Iniziativa dei cittadinii europei sul reddito – che ci permette di costruire una forte alleanza fra soggetti sindacali, di movimento, e singoli lavoratori e cittadini che sperimentano sulla propria pelle la brutalità delle politiche monetariste che ci governano. E di costruire questa alleanza direttamente dove le decisioni vengono oramai prese, a livello europeo.

Il percorso è tracciato, con il lancio dell’Iniziativa programmato per il 26 e 26 aprile al Parlamento europeo. Non lasciamoci sfuggire questa opportunità. E per questo ci serve – serve all’Europa, – la forza, l’ostinazione, il rifiuto della resa che la Fiom rappresenta per milioni di persone in Italia.