3 domande a ... Raffaella Bolini

bollini

Traduzione: Lidia Salvatori

Per diversi anni è stata attiva nel settore della società civile in Italia e in Europa, portando avanti battaglie importanti come quella dei beni comuni, dei diritti dei migranti etc. E’ stata anche candidata alle elezioni dei Parlamento Europeo del 2014. Questa scelta di entrare in politica è stata motivata dal fatto che ha sentito che il settore della società civile non fosse più il posto giusto per agire per un vero cambiamento?

Niente affatto, credo fermamente nella società civile organizzata e nei movimenti sociali, perché credo nella forza delle persone, quando sono capaci di stare insieme, essere uniti, sollevarsi e combattere. Nel nostro passato, il nostro ruolo tradizionale era quello di fare pressione sociale, di spingere la politica e le istituzioni a rendere effettive le nostre richieste. Adesso, stiamo vivendo in un sistema postdemocratico dove la politica e le istituzioni non ci ascoltano più. Obbediscono semplicemente ai poteri finanziari capitalistici al di sopra di essi. La piramide democratica, dove il potere va dal basso all’alto, è rovesciata. E io penso che noi dobbiamo invadere la politica e le istituzioni. Questo non significa che dobbiamo diventare dei politici: dobbiamo essere allo stesso tempo attivisti sociali e politici, entro e dentro le istituzioni. Questo non è così facile da realizzare, ciònondimeno io credo che dobbiamo pensarci, discutere di questo argomento e quando possibile sperimentare qualcosa di nuovo.

I movimenti sociali che richiedono un aumento di democrazia e uguaglianza in Europa sono presenti in una grande varietà di forme che non sono sempre visibili dal grande pubblico. Sulla base delle sue esperienze, come si può assicurare una maggiore visibilità a queste azioni, idee e movimenti?

Sono daccordo: in questo periodo in Europa ci sono grandi quantità di forme di resistenza, buone pratiche, alternative – che si esprimono in molti modi diversi, dalla cultura all’agricoltura, ovunque. C’è una specie di diffusione e un tentativo di plasmare in modo partecipato un progetto di trasformazione sociale. Grazie a tutte queste esperienze, oggi siamo in grado non solo di criticare il sistema ma di dire qual è il mondo che vogliamo. Questo è molto importante, può essere la nostra forza per combattere il progetto reazionario presente in Europa. Il nostro problema è che siamo dispersi e frammentati. Ognuno di noi cammina sul proprio sentiero. Sappiamo che molte altre persone camminano vicino a noi ma nessuno sembra in grado di farci stare tutti insieme. Se non ci uniamo, perderemo.

Qual’è il problema più pressante da risolvere oggi in Europa?

Dobbiamo capire che stiamo vivendo una rivoluzione reazionaria – che mira a distruggere tutte le conquiste sociali e democratiche raggiunte durante la nostra storia. Questo non è un momento normale e non possiamo andare avanti come faremmo in un momento normale.

Abbiamo bisogno di un’alleanza per resistere. Un’alleanza europea per resistere a questo attacco neoliberista orribile e crudele. E non ci sarà un’alleanza europea efficace se non siamo capaci di superare la distanza tra Nord e Sud, tra Oriente e Occidente. Viviamo situazioni diverse nelle diverse parti d’Europa ma se pensiamo che quel che sta succedendo in Grecia sia lontano da noi, nessuno può essere salvo. Sopravviveremo insieme oppure l’Europa diventerà un incubo per tutti. Abbiamo bisogno prima di tutto di solidarietà.