May 9, 2012
Mentre ci muoviamo: migrazione, mobilitazione e cambiamento sociale
di Alina Muller
L’atto di migrare va ben oltre l’atto di spostarsi su uno spazio geografico. All’interno dei confini dell’Europa, i migranti si stanno sempre di più mobilitando per rispondere alla discriminazione e all’emarginazione socio-economica, reclamando i loro diritti. Queste lotte stanno introducendo nuove forme di partecipazione politica democratica e in alcuni casi sono riuscite a introdurre legislazioni anti discriminazione più solide, diritti dei lavoratori e riconoscimento politico della diversità culturale.
Al di fuori dei confini dell’Europa, la violenza ai controlli di confine ha fatto emergere l’indifferenza da parte dei singoli governi europei verso la protezione dei diritti umani. Questa incapacità o inadeguatezza dello stato nazione di garantire e proteggere i diritti umani ha innescato una serie di appelli per modelli legislativi e meccanismi di applicazione diversi, che possano operare a livello sovranazionale e transnazionale.
A livello sociale, la sovrapposizione, la costruzione e la frantumazione delle identità colpite dal fenomeno di attraversamento dei confini ha trasformato la demografia e la geografia urbana in tutta Europa e ha prodotto un nuova consapevolezza per l’individuo. Concetti come consapevolezza mista, identità ibride e multiculturalismo rappresentano gli sforzi di articolare e comprendere questi cambiamenti che stanno dando forma all’ambiente fisico e sociale delle città europee.
In questo contesto, la migrazione è quindi meglio definita da profonde trasformazioni sociali e politiche risultanti dall’esperienza vissuta delle persone che attraversano e si contendono i confini. Queste trasformazioni non solo segnano profondamente le vite di uomini, donne e bambini che scelgono di migrare, ma colpiscono in modo significativo anche le società europee. Tenendo presente e anzi focalizzandosi proprio sugli esempi di tutti i giorni, di persone che in gruppo o singolarmente si imbattono nella schiera di frontiere e confini in Europa, vogliamo esplorare il ruolo giocato dalla migrazione nella creazione di nuove forme di cittadinanza attiva e cambiamento sociale.
Attraverso un rimpasto e riassemblamento continui dei confini interni ed esterni, insieme alla proliferazione di meccanismi di sorveglianza ed esclusione, negli ultimi vent’anni l’Europa è emersa come una configurazione di spazi delimitati in continuo cambiamento. Questi, sia figurativamente che letteralmente, operano e segnano la condizione dei migranti nelle varie fasi del processo migratorio. I posti di controllo, i sistemi di sorveglianza avanzati, le operazioni militari e i centri di detenzione controllano l’accesso dei migranti nel territorio. Le politiche e le regolamentazioni sull’immigrazione regolano il loro livello di inclusione ed effettiva partecipazione, in senso più ampio, nelle società europee. Le eredità culturali e un sistema economico che perpetua la diseguaglianza determina in modo effettivo il loro accesso al mercato del lavoro, immobiliare e alla vita pubblica e politica, rafforzando così questa struttura di inclusione selettiva.
Sono l’incontro e la risposta quotidiana a questi limiti che hanno prodotto una serie di trasformazioni che pongono i migranti al centro del cambiamento sociale e politico. A livello specifico dunque, queste trasformazioni hanno ridefinito l’atto di trasferirsi, lavorare e stabilirsi all’interno dei confine dello stato nazione. In senso più ampio, hanno sollevato questioni di legittimità dei confini e provocato la messa in discussione e la riformulazione delle nozioni di cittadinanza, identità e coesione sociale.
L’atto di migrare diventa pertanto una spinta per il cambiamento sociale e politico, reso possibile dagli sforzi di individui e gruppi che mirano a rimuovere meccanismi di controllo ed esclusione. L’esperienza di persone che attraversano i confini e la loro lotta per la giustizia e il riconoscimento dei loro diritti ci indica chiaramente quali sono le aree cui dobbiamo rivolgerci per promuovere una società basata sulla libertà e la partecipazione democratica. Oltre a ciò, dimostrano altrettanto chiaramente il bisogno e la possibilità di una forma di soggettività e mobilitazione politica oltre i confini dello stato nazione.
Attraverso le champagne transnazionali per il libero accesso ai centri di detenzione e per i diritti dei migranti, così come gli eventi pubblici e le rappresentazioni che portano le lotte dei migranti alla ribalta, Transeuropa Festival si unisce al movimento migratorio. Un’Europa senza confini non potrà mai essere raggiunta completamente. Nella migliore delle ipotesi, è un’ambizione, una “propensione”. Ma è un’ambizione che condividiamo.
Quest’articolo è stato scritto per il progetto Transnational Democracy Network, finanziato dal’agenzia Youth in Action dello British Council.