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Paris: Movimento Studentesco

La sede dei Tory presa d'assalto a Londra, la rivolta di Piazza del Popolo a Roma, i blocchi metropolitani in Francia. Sono solo alcune delle immagini di un autunno che ci consegna l'emergere di una nuova composizione sociale che lotta contro le politiche di austerity. Non si tratta di semplici fiammate: da diversi anni in Europa si sedimentano percorsi di organizzazione, autoformazione e conflitto nelle università, dalla Grecia alla Spagna, dall'Austria all'Ucraina. Non si tratta di movimenti studenteschi classicamente intesi, ma immediatamente di lotte sui rapporti di lavoro, sempre più fondati sulla produzione dei saperi, e contro la precarietà permanente: centrali sono le questioni del welfare, del debito, della riappropriazione della ricchezza sociale. Non solo contro l'assenza di futuro, ma innanzitutto contro l'insopportabilità del presente. Scuole e università, espressioni del declassamento e del blocco definitivo della mobilità sociale, diventano quindi nelle lotte luoghi di produzione autonoma dei saperi e di organizzazione del conflitto per non pagare la crisi. Oltre alla falsa alternativa tra aziendalizzazione e controllo statale, la costruzione di una nuova università nasce dalla ricomposizione delle lotte di studenti, operai, precari, migranti – figure spesso idealtipiche le cui condizioni di vita e di lavoro, in realtà, si intrecciano e sovrappongono continuamente.

É una rivolta generazionale? Sì, ma non nel senso sociologico o mediatico, dunque edulcorato ed esorcizzante, del termine. I giovani sono oggi paradigma di una condizione di precarietà permanente che riguarda tutti, e la radicalità delle forme del conflitto si fonda su questa consapevolezza che si trasforma in radicalità del conflitto. É questa, soprattutto, una composizione sociale compiutamente europea e transnazionale. I lessici, le parole d'ordine e le pratiche dei movimenti sono simili o immediatamente traducibili sul piano globale. E del resto, è ormai chiaro che non si può vincere contro le politiche di austerity esclusivamente all'interno dei confini nazionali: la sfida è sul piano europeo e transnazionale, e qui va giocata. Qui va reinventata una politica oltre la rappresentanza. É questo lo spazio e il tempo di produzione e organizzazione del comune.

Ora è arrivato il momento di essere all'altezza di questa sfida. Su queste basi decine e decine di gruppi, collettivi e reti da tutta Europa e non solo (parteciperanno attivisti dal Canada, dagli Stati Uniti, dal Cile, dall'Africa) hanno convocato un grande meeting dei movimenti studenteschi e universitari a Parigi dall'11 al 13 febbraio (http://www.edu-factory.org/wp/for-a-new-europe-university-struggles-against-austerity/). Sarà uno spazio relazione tra esperienze e pratiche di conflitto, sarà un luogo di organizzazione e costruzione di azioni comuni, sarà innanzitutto un grande incontro costituente. É questo il Bologna Process dei movimenti e delle lotte, la costruzione di una nuova università che è fondata sulla riappropriazione collettiva della ricchezza sociale prodotta in comune. Insomma, l'Europa si unifica nelle lotte. E nelle lotte eccede i confini, come ci dimostra quello che sta avvenendo in Tunisia e in Algeria. Nelle piazze europee in autunno è echeggiata la parola d'ordine dell'insurrezione argentina del 2001: Que se vajan todos! A partire da qui bisogna costruire un programma comune per l'Europa dei movimenti.

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