Non piu come prima

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I risultati delle elezioni Europee mandano come minimo un messaggio chiaro: in Europa le cose non possono andare avanti com’è stato fino ad ora, e non possono continuare come sono.

Nonostante numerosi fattori indichino che le elezioni Europee rimangono in parte relegate all’interno delle discussioni nazionali, è possibile cogliere messaggi importanti per l’Unione Europea dall’alto numero di voti ottenuto dai partiti di estrema destra, come in Francia, Inghilterra, Grecia o Danimarca; dal successo di partiti di sinistra in Italia, Grecia o Spagna, e dall’elevato tasso di astensionismo. Questi messaggi convergono nel pretendere un cambiamento netto rispetto all’Europa delle misure di austerità e delle politiche confusionarie decise dietro porte chiuse, lontano dagli occhi dei cittadini europei così come dalla piena comprensione da parte dell’opinione pubblica su ciò che si decide e sulle sue conseguenze di tali decisioni.

Esiste un forte pericolo che i leader Europei del Consiglio provino a ignorare questi messaggi, trovando una sorta di conforto nel fatto che i partiti centristi rimangano comunque maggioritari nel Parlamento Europeo e in Europa in generale, e sperando che nelle elezioni nazionali si continui a valorizzare la stabilità anziché i radicalismi. Questa cecità intenzionale è la strategia più rischiosa marcata da un’arroganza che un numero crescente di elettori troverà ripugnante, ovvero il segnale di una élite politica che vive ormai distaccata dalle conseguenze delle proprie decisioni sulle vite delle persone in un intero continente.

Nonostante alcuni dei partiti usciti vincitori da queste elezioni siano xenophobi e conservatori, questo non significa che anche le persone che li hanno votati lo siano: molte di queste sono persone talmente frustrate dall’attuale situazione politica e sociale da essersi viste costrette a sostenere coloro che si sono presentati con l’intenzione di alterare lo status quo.

Il fine settimana delle elezioni ha visto le prime pagine dominate dall’ascesa dell’estrema destra, ma anche da due attacchi anti-semiti, uno letale a Bruxelles, e il secondo poco dopo nei pressi di Parigi. Entrambi gli attacchi erano certamente sincronizzati per provocare una reazione più ampia e per fomentare il sentimento di paura che allo stesso tempo minaccia le minoranze e facilita la propagazione del messaggio dell’estrema destra. Questi eventi, invece, dovrebbero lanciare un messaggio di allarme sia ai politici che ai cittadini: le solite vecchie politiche lasciano spago a coloro che promuovono l’odio, e aprono l’armadio degli agghiaccianti spettri del passato europeo. Di fronte a questa paura, abbiamo bisogno di iniziative politiche e civiche che reclamino un destino europeo comune e positivo, e che dimostrino nella vita quotidiana dei cittadini europei e nelle istituzioni che la determinano come la solidarietà, la libertà, la democrazia e l’uguaglianza – e non l’austerità, la paura e la divisione -debbano e possano costituire il vero senso dell’Europa..

Il nuovo Parlamento Europeo dovrà prendere l’iniziativa di chiedere un diverso assetto costituzionale che assicuri il funzionamento democratico dell’Unione e che aiuti le istituzioni europee a non imporre l’austerità bensì a investire e fornire garanzie di sicurezza comuni, politiche economiche e sociali coerenti in tutto il continente e una politica economica di cooperazione anziché di competizione. Innanzitutto, il Parlamento Europeo deve agire come uno spazio dove ricostruire la fiducia dei cittadini nella politica, invitandoli a prender parte direttamente nei processi che influiscono sul loro futuro. I cittadini non si fidano del fatto che i loro rappresentanti politici possano prendere queste iniziative da soli, e coloro che sono stati eletti dovrebbero dimostrare umiltà creando maggiori occasioni di partecipazione altre rispetto alle mere elezioni. Se questo non avverrà, gli stessi leader politici rischieranno di perdere del tutto il loro mandato democratico.

Il primo banco di prova sarà dato dall’osservare se il Parlamento spingerà o meno i propri candidati per la Presidenza della Commissione, o se di nuovo cederà e fallirà nel promuovere i principi di un’autentica democrazia Europea, diventando esso stesso preda degli accordi presi di sottobanco e delle manipolazioni nazionali.

É ancora da vedere se ai partiti politici possa essere affidata tale responsabilità. Da una parte, i cittadini impegnati dovranno mettere pressione sui rappresentanti eletti per i prossimi cinque anni e al tempo stesso dovranno attivarsi nella costruzione di un’Europa alternativa dal basso: i risultati dalle elezioni dimostrano che abbiamo tutti un’ardua mole di lavoro davanti a noi.

European Alternatives