Nov 3, 2014
Intervista a Igor Štiks
Intervista di Thomas Giourgas
Traduzione di Roberto Carloni
Igor Stiks è scrittore, attivista e ricercatore presso l’Università di Edimburgo dove si occupa di temi quali la cittadinanza, il dissenso e la creatività. Originario di Sarajevo e attualmente residente a Edimburgo, Igor ha vissuto anche a Zagabria, Parigi, Chicago e Belgrado. I suoi articoli e commenti appaiono spesso su The Guardian e Open Democracy. Insieme a Srecko Horvat, è stato co-organizzatore del Festival sovversivo di Zagabria, uno tra i raduni di attivisti più importanti in Europa. Con Horvat ha curato la raccolta in uscita dal titolo Welcome to the Desert of Post-Socialism: Radical Politics after Yugoslavia (Verso, 2014). È anche autore di due romanzi, A Castle in Romagna e Elijah’s Chair, i quali hanno vinto numerosi premi e sono stati tradotti in una dozzina di lingue europee. Abbiamo parlato con Igor dei nuovi movimenti progressisti in Europa, in particolare nei Balcani, e di come l’attivismo, la letteratura e il lavoro accademico si influenzino reciprocamente.
1. Il suo attivismo influenza il suo lavoro accademico? Se sì, in che modo?
C’è un filo rosso che collega i miei interessi teorici, il mio lavoro accademico e il mio attivismo. Quest’ultimo può essere considerato sia come impegno sociale che lavoro sul campo. È qui che si incontrano persone, si ascoltano idee diverse e si verificano i principi che influenzano il proprio pensiero teorico o le proprie deduzioni. Ad esempio, io mi occupo di cittadinanza. Ovviamente, questo tema può essere affrontato da una un punto di vista puramente legale o esaminando gli effetti dell’inclusione o dell’esclusione in una data società. Tuttavia, se si vuole esplorare la dimensione attiva della cittadinanza o la partecipazione dei cittadini, allora si deve andare sul campo e confrontarsi con i cittadini attivi e gli attivisti.
Sono sicuro che siamo tutti concordi nel dire che la cittadinanza attiva non dovrebbe limitarsi solamente al voto. Quella che io definisco “cittadinanza attivista” (per utilizzare un’espressione di Engin Isin) è l’entità che va al di là degli spazi destinati ai cittadini attivi prescritti dalla legge. È l’entità che crea nuovi spazi. A volte, va contro la legalità, le leggi o le norme vigenti. Tuttavia, lo fa nel nome della legittimità e non solo getta le basi per nuove esperienze democratiche, ma anche per la nascita di nuovi soggetti politici. Infatti, esistono scarse possibilità di creare soggetti politici veramente nuovi (i quali dipendendo sempre da cambiamenti sociali già esistenti) nei limiti stabiliti dalla legge.
Tuttavia, si corrono sempre dei rischi quando si trasgrediscono le regole e sicuramente non mancano gli esempi. In molti sostengono che sia noi che gli estremisti di destra andiamo contro la legge. Vorrei sottolineare che esiste una differenza abissale tra le due correnti: gli estremisti di destra non creano spazi accessibili a tutti. Al contrario, vedono nell’esclusione il loro momento costitutivo. Creano organizzazioni gerarchiche poiché l’apertura e l’orizzontalità andrebbero contro il loro obiettivo di rappresentare un singolo gruppo. Così facendo, ostacolano l’emancipazione che dovrebbe essere universale e che, a mio avviso, è cruciale per la definizione di una cittadinanza attivista e progressista.
2. Questo punto si ricollega a quanto ha affermato in passato: ”Dobbiamo ascoltare quello che ha da dire la strada”. Ma quali sono i principi per cui l’attivismo di sinistra – sia esso legale o no – acquisiscono legittimità politica?
Il primo è sicuramente un’autentica democrazia. Se siamo tutti concordi nell’affermare che la vera democrazia è quella in cui i cittadini sono effettivamente al potere, allora riconosceremo che quella attuale, una democrazia elettorale e liberale, non è vera democrazia. Pertanto, l’alternativa che propone la sinistra è la “democratizzazione della democrazia”. Tale processo è in continuo divenire e ci siamo impegnati a portarlo avanti accettando i rischi che comporta. Siamo determinati a non far estinguere la democrazia, ma a renderla sempre più democratizzata. Questa è la vera agenda della sinistra.
Il secondo principio riguarda l’uguaglianza sociale. Non possiamo avere una vera democrazia senza parità di condizioni socio-economiche per tutti i partecipanti coinvolti. Quindi, questo è ciò che rende la sinistra e il suo programma politico diversi da tutte le altre ideologie. Ad esempio, il liberalismo contemporaneo si concentra sull’uguaglianza processuale e giuridica e non affronta la questione delle disuguaglianze socio-economiche, le quali intralciano sia l’uguaglianza procedurale che giuridica. E, naturalmente, più ci si sposta verso destra, meno democrazia e uguaglianza si ottiene.
-Quindi lei appoggia un approccio ugualitario?
Sì, assolutamente. Si tratta di uguaglianza partecipativa e di parità socio-economica.
3. Al giorno d’oggi, in concomitanza con l’ascesa dell’Alba Dorata, in Grecia si respira aria di razzismo e xenofobia. Qual è il ruolo degli scrittori e della letteratura in questo contesto? Crede che la letteratura possa fornire un contributo curativo?
Questa è una domanda che riguarda la mia terza attività, quella di autore. Gli scrittori sono in grado di aiutarci a capire meglio la realtà grazie alle loro opere? È l’annoso dilemma sull’attivismo dei letterati e sulla loro partecipazione attiva all’interno della società. Sono nato in una zona dei Balcani in cui abbiamo subito tutte le peggiori conseguenze del nazionalismo, le quali sono quasi sempre legate al conservatorismo e alle politiche di destra. Numerosi scrittori che si sono dichiarati “padri della nazione” sono responsabili di immense tragedie che sono successe nell’ex Jugoslavia. Non mi fido molto degli autori che affermano di essere la voce del popolo. Per fortuna, non viviamo più nel XIX secolo, in cui gli scrittori esprimevano gli “interessi” del loro “popolo” e fondavano le nazioni.
Non dovremmo mai fidarci di coloro che fanno grandi discorsi “sull’anima” della nazione e su tutte quelle nozioni confuse per cui c’è gente pronta a dare la vita. Al contrario, dovremmo chiederci: perché accadono queste cose? perché queste persone hanno una voce? E perché vengono ascoltate?
Perché attualmente il nazionalismo sta prosperando in quei paesi che ha distrutto in passato? I nazionalisti e i partiti di destra estrema rappresentano veramente un’alternativa o si stanno approfittando della situazione? Abbiamo visto succedere gli stessi eventi in altre parti del mondo, dove la restaurazione capitalista o la creazione di enormi disuguaglianze sono state causate dall’ascesa del nazionalismo e del neofascismo. In realtà, quest’ultimi distruggono le nazioni altrui in nome della propria! È quello che è successo anche nell’ex Iugoslavia: hanno mandato in rovina non solo le nazioni che affermavano di voler difendere ma anche la loro, facendole cadere in mano alle élite locali che hanno iniziato a sfruttare i cittadini.
Dobbiamo analizzare il fenomeno del nazionalismo in maniera molto meticolosa, poiché non scomparirà da solo. Sfortunatamente, alcuni esponenti di sinistra vengono a volte sedotti dalla retorica nazionalista e, in alcuni casi, ne diventano i portavoce. Tuttavia, essi dovrebbero sempre tenere a mente che la nostra lotta ha respiro internazionale e che dobbiamo essere sempre solidali con le persone che lottano al nostro fianco. Questa è la vera posizione della sinistra. Ciò non significa che la loro nazione non esista o che non sia importante. Ciononostante, l’unico modo per garantire l’emancipazione è che i tutti i cittadini aspirino a ottenere pari opportunità di vita e che anche i paesi confinanti facciano lo stesso.
4. Quanto è importante la letteratura in questo contesto socio-politico?
Nel XIX secolo, gli scrittori erano, come ho già detto, i padri delle nazioni. Nell’Unione Sovietica, Stalin, li ha definiti come “ingegneri dell’animo umano”. In passato, gli scrittori avevano una certa importanza, ma credo che oggi le cose siano cambiate. Tuttavia, molti di essi usano il proprio capitale sociale per parlare di questioni politiche e di solito vengono ascoltati. Sebbene uno scrittore sia bravo, dobbiamo analizzare attentamente le sue affermazioni pubbliche e non lasciarci mai andare a qualsiasi tipo di adorazione solo perché ha talento. Conosco molti scrittori eccellenti che sono stupidi e molti pessimi scrittori intelligenti. Per quanto mi riguarda, preferisco la compagnia di quest’ultimi.
5. A proposito dell’ascesa della destra e dell’estrema destra in Europa: crede che possa essere utile vietare i partiti neonazisti o di estrema destra?
Tutto dipende da dove vengono fissati i limiti. Il più grande successo dei partiti di estrema destra in Europa è essere riusciti a far adottare le loro idee al centro-destra. È accaduto anche in Gran Bretagna, dove la retorica anti-immigrazione è stata accettata perfino dai Laburisti. Sono riusciti a influenzare l’intera politica. Per cui com’è possibile tracciare un limite per stabilire quali attività siano completamente inaccettabili?
Indubbiamente, la violenza e l’uso della violenza vanno contro le leggi e i diritti umani fondamentali. Nessuno può picchiare la gente per strada. Quali potrebbero essere gli effetti del divieto di tali attività sul piano politico? Un esempio lampante è costituito dalla Grecia. Che effetti potrà avere vietare l’Alba Dorata se la sua retorica è già stata ampiamente adottata dagli altri partiti e dai cittadini? Anche nei Balcani stiamo affrontando problemi simili, ad esempio la rinascita della retorica e del comportamento neo-nazista e neo-fascista.
Purtroppo, temo che questa sarà una delle sfide più difficili da affrontare per le forze progressiste europee e balcaniche. Stiamo assistendo a una progressiva “fascizzazione” delle nostre società, cosa che fino a cinque anni fa era impensabile. Dobbiamo mobilitarci collaborando anche con le forze con le quali non siamo totalmente d’accordo in merito a questioni economiche e basandoci su di un minimo comune denominatore: l’antifascismo. Se non lo faremo, temo che verremo sconfitti. L’unione degli apparati ideologici di Stato e delle tendenze fasciste potrebbe aprire la strada a dittature diverse da quelle che abbiamo conosciuto in passato, più sofisticate ma in ogni caso efficaci.
6. Un’ultima domanda sul nazionalismo: Pensa che i forti nazionalismi nei Balcani possano rappresentare un ostacolo all’integrazione dei migranti e dei rifugiati?
Mi limito a citare un esempio basato sul caso dell’ex Jugoslavia. Negli anni ’90, molti ex jugoslavi fuggivano in Europa come rifugiati o richiedenti asilo. Pertanto, abbiamo esperienza in questo settore. Ora, nei suddetti paesi, i cittadini protestano contro i centri di accoglienza e hanno paura degli stranieri. Non è ironico e insensato? Anche io ero un profugo proveniente da Sarajevo e so cosa significa. Tuttavia, al giorno d’oggi, sono in molti a non saper entrare in empatia con la sofferenza di persone provenienti dalla Siria, dall’Africa e da altri luoghi.
Nei paesi in cui il nazionalismo è l’ideologia predominante, la maggior parte dei cittadini crede che la vita sociale e politica sia possibile solo se tutti i cittadini sono uguali, hanno la stessa nazionalità, identità, lingua etc. Tuttavia, non credo che i popoli balcanici possano sopravvivere senza stranieri. La maggior parte dei Balcani è disabitata. Il numero degli emigranti è in aumento. I villaggi e le grandi città stanno scomparendo. La nostra unica speranza è che venga qualcuno a vivere con noi, a prescindere dalla sua provenienza. Ciò è altrettanto vero per la Scozia.
Purtroppo, come ho ribadito più volte, gli immigrati e i richiedenti asilo non vogliono stabilirsi in Grecia o in Croazia, ma si spostano in Gran Bretagna o nei Paesi Bassi. Dobbiamo capire come possiamo creare insieme in questa regione – in cui siamo così interconnessi – un futuro migliore all’insegna della solidarietà e della cooperazione reciproca. Se ciò non accadrà, allora credo che i Balcani non avranno un lungo futuro davanti. Purtroppo, oggi stiamo assistendo a una frammentazione continua, sia territoriale che sociale. E ciò si sposa perfettamente con le tendenze del capitalismo globale. La debolezza dei nostri Stati e delle nostre economie permette ai capitalisti di sfruttarci.
Contemporaneamente, questo fenomeno ci sta bloccando nella nostra posizione periferica. In passato, i Balcani rivendicavano – e lo fanno tuttora- di essere una zona semi-periferica, ma temo che oggi non sia più così. Diventeremo una regione in cui è possibile sfruttare risorse naturali e trovare manodopera a basso costo. Non ci stanno promettendo una vita migliore, la crescita o una migliore istruzione. Non hanno bisogno di persone istruite né di una società in cui fioriscono le idee e la cultura. E alcune amministrazioni locali collaboreranno sicuramente con il capitalismo globale. A mio avviso, questo è il ritratto di una distopia. Non è il momento giusto per concretizzare le nostre visioni utopiche; in primo luogo, dobbiamo lottare contro questa realtà distopica.
7. Vi sono buone probabilità che il partito della sinistra radicale, SYRIZA, salga al potere dopo le prossime elezioni parlamentari greche. Crede che ciò possa creare un “effetto domino” che faccia eleggere altri partiti di sinistra in Europa? Ritiene che la politica economica democratica ed equa promossa da SYRIZA possa essere fattibile all’interno di un sistema complesso e di stampo fortemente capitalista?
Indipendentemente dal dibattito sulla sinistra e sulla Grecia, la vittoria di SYRIZA (che avverrà solo facendo ricorso alla strada istituzionale verso il potere) rappresenterebbe un successo significativo per la sinistra europea. Inoltre, dimostrerebbe che esiste un’alternativa al regime di austerità vigente in Europa. Non sono sicuro riguardo l’effetto domino, poiché all’interno dell’UE esistono numerosi contesti sociali diversi tra loro e SYRIZA sembra essere l’unico partito di sinistra nel panorama europeo che abbia un forte appoggio popolare.
Tuttavia, un governo che non proponga un programma rivoluzionario, bensì un programma per riparare i danni sociali e risanare l’economia nazionale, rappresenta un grande passo avanti verso un possibile cambiamento sia a livello sociale che politico. Sarei felice se ciò accadesse. In seguito, potremmo iniziare a pensare ai passi successivi. Ovviamente, dobbiamo affrontare la questione del debito e la Grecia deve dimostrare agli altri paesi periferici un modo per uscire da questa trappola, rifiutandosi di pagare il debito illegittimo o chiedendo una riduzione del debito accumulato dai precedenti governi.
Si tratta di un passo ardito molto importante, ma la Grecia non può riuscirci da sola. Abbiamo bisogno di alleanze europee molto più strette. Tuttavia, un possibile governo SYRIZA comporterebbe dei rischi, nella fattispecie un ambiente ostile creato dall’amministrazione di Bruxelles e dai profondi apparati ideologici dello Stato greco. SYRIZA vincerà solo se i movimenti popolari continueranno a sostenere il suo programma e se lo stesso partito continuerà a rispondere alle richieste dei movimenti popolari. A mio avviso, questa è l’unica situazione che potrebbe rivelarsi vincente.
8. In Grecia, stiamo assistendo a un acceso dibattito sulla teoria dei due estremi. Le forze politiche conservatrici e la maggior parte della stampa tentano di associare SYRIZA e i movimenti di sinistra in generale al terrorismo. Ritiene che tale propaganda possa influire sul risultato delle elezioni?
Fondamentalmente, si tratta di un vecchio trucco. Le forze conservative che sono strettamente legate all’estrema destra sono pronte a dichiarare lo stato di emergenza per proteggere la legge e l’ordine. Pertanto, non solo hanno bisogno dell’Alba Dorata, ma anche di inventare un nemico di sinistra per dimostrare che, senza il loro intervento, scoppierà un’altra guerra civile.
Per anni hanno appoggiato il terrorismo di destra – l’uccisione di persone per strada è terrorismo – e ora stanno inventando una minaccia di sinistra citando a titolo d’esempio gli incidenti causati da piccoli gruppi o, come è successo in Italia, incidenti perpetrati in nome della sinistra, ma che in realtà erano stati organizzati dai servizi segreti vicini ai partiti di destra. Sono tutte cose già viste. Vi sono alcuni individui che potrebbero essere tentati a ricorrere alla violenza, ma di solito si tratta di piccoli gruppi senza sostegno popolare. In passato, tale strategia politica non si è rivelata efficace.
Questi gruppi non dovrebbero farsi portavoce dell’intera sinistra, a prescindere dal loro programma. Fortunatamente, non ci troviamo in questa situazione, ma la macchina della propaganda vuole spaventare il ceto medio per impedirgli di votare SYRIZA. Non stanno offrendo una soluzione a questo dissesto (economico), ma tentano soltanto di inculcare la paura per cui se si votano i cambiamenti radicali, la situazione potrebbe peggiorare. Vedremo se i cittadini si faranno spaventare da questi stratagemmi. Spero che nel caso della Grecia questa propaganda si riveli fallimentare.
9. Vorrei concludere con una domanda personale. Oltre ai sui lavori accademici di successo, lei è anche autore di due romanzi, i quali sono stati un grande successo, hanno vinto vari premi in Croazia e sono stati tradotti in molte lingue. Ha intenzione di pubblicarne altri?
Mi permetta di rispondere a questa domanda spendendo alcune parole sulla trama di questi romanzi, poiché temo che non siano molto noti in Grecia. Preferirei parlare della letteratura e del mio rapporto con essa, piuttosto che promettere qualcosa (non bisogna fidarsi degli scrittori!). A mio avviso, la letteratura è depositaria di un’immensa conoscenza che facilita i nostri tentativi di “scoprire” e comprendere il mondo.
Grazie ad essa, possiamo sperimentare la realtà (e già lo facciamo). Ciò non avveniva solo in passato. La letteratura ha un forte ascendente sul nostro modo di concepire noi stessi e la realtà che ci circonda. Per quanto mi riguarda, se devo dire qualcosa, cerco sempre di rispondere alla domanda: “In che modo posso dirlo?”. Ritengo che la scienza e la ricerca siano gli strumenti migliori per indagare gli ambiti che voglio conoscere. Strutturo le mie argomentazioni nella maniera più razionale possibile e mi baso su rigorose ricerche. Quando si vogliono influenzare – ed eventualmente far cambiare – le cose, allora si passa all’attivismo.
Tuttavia, per capire come le persone vedono la realtà, come vivono la loro vita quotidiana, quali elementi influenzano la politica, la società e l’economia, allora si può ricorrere a un solo strumento: la finzione. A questo proposito, penso che la sinergia di queste tre attività – attivismo sociale e politico, lavoro accademico e creazione letteraria – mi aiuti a completare il mio lavoro intellettuale in generale. Lo concepisco come un unico lavoro intellettuale che si esprime in diversi modi.