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Mos Maiorum: un’inaccettabile blitzkrieg agli immigrati

Traduzione Angela Travierso

Il sito internet Statewatch ha ragguardevolmente fatto trapelare un documento del Consiglio Europeo in cui sono stati rivelati i piani per un servizio di sorveglianza su larga scala congiunto da parte della polizia, previsto tra lunedì 13 e sabato 26 ottobre, nonché la frequenza di questi blitz, che avvengono ogni sei mesi seguendo la rotazione della presidenza dell’Unione Europea. L’ultima operazione, che avviene durante la presidenza italiana, prende il nome di “Mos Maiorum”, con riferimento ai valori tradizionali dell’antica Repubblica romana: riferimento che, però, rappresenta non solo un cinico eufemismo per quello che di fatto è un raid di sorveglianza su chiunque sembri esser nato al di fuori dell’Unione Europea, ma che va anche considerato allarmante per un paese con una storia di fascismo così recente.

La soffiata si è rivelata utile agli immigrati, che in queste settimane potrebbero sentirsi costretti a evitare stazioni ferroviarie, aeroporti e altre aree di confine, e alla democrazia in Europa, svelando un programma che il Consiglio ha provato a nascondere al giudizio pubblico; ma la notizia merita elevata attenzione e dibattito democratico. Straordinariamente, dopo la fuga di notizie, sia FRONTEX che la Commissione Europea hanno preso le distanze dall’iniziativa, attribuendola (giustamente) agli stati membri, e mostrando come tale attività possa essere controversa per le istituzioni europee, bisognose di consenso.

Elena Dalibot, 'Fraternity, not Frontex', Sofia

Il presunto scopo di quest’azione è di “fermare gli immigrati irregolari”, identificare i percorsi dell’immigrazione irregolare, e raccoglere informazioni riguardo ai trafficanti della criminalità organizzata.

La base legale con cui fermare, interrogare ed eventualmente arrestare sospetti immigrati illegali non è assolutamente puntualizzata nel documento del Consiglio. In precedenza, durante tali operazioni, molti immigrati sono stati arrestati e dopo deportati o trattenuti in stato di fermo, in un contesto di segretezza che non ha lasciato spazio al dibattito pubblico sui principi in base ai quali deportare o addirittura processare queste persone. A parte questo, è difficile comprendere come la polizia possa agire basandosi su principi non razzisti anche solo fermando e interrogando qualcuno seguendo criteri razziali.

Le istruzioni fornite dal Consiglio si concentrano sulle informazioni che dovrebbero essere raccolte nel fermare gli immigrati, inclusi la nazionalità, l’età e il sesso, la data di entrata nei territori dell’Unione Europea e così via. Non viene specificato come questi dati vengano protetti, per quanto tempo verranno conservati o a quali scopi vengano utilizzati, e questo dà l’impressione che vi siano regole differenti per gli indigeni europei (chiunque essi siano) e per coloro che possono essere considerati stranieri. Ci si potrebbe chiedere quanto efficace sia questo come contributo per contrastare l’ascesa a livello mondiale di idee xenofobe e nazionaliste. Il discorso ufficiale sull’operazione ha posto enfasi sulla lotta contro i trafficanti , offrendo una visione distorta della realtà dell’immigrazione in Europa. L’unico modo per fermare i trafficanti illegali e molto spesso omicidi è di fornire vie d’accesso sicure ai richiedenti asilo per entrare nei territori dell’Unione Europea. Ciò è esattamente l’opposto rispetto a quello che l’Unione Europea sta facendo, tagliando su quei pochi programmi creati per assicurare protezione agli immigrati:un anno dopo il naufragio di Lampedusa, che aveva lasciato un segno sull’opinione pubblica in Europa e indotto ad appelli e promesse di agire, il programma della marina italiana, Mare Nostrum, che si calcola abbia salvato più di 100000 persone, sta per concludersi per essere sostituito da un programma UE molto più ridotto, insufficiente per il numero di migranti che fuggono dalle guerre in Siria, Libia e altri paesi.

Che il “Mos Maiorum” vada avanti senza un riscontro, un dibattito e un’attenzione pubblica, a partire dal Parlamento Europeo, è del tutto inaccettabile. Ripudiamo il fatto che parte dei nostri popoli venga posta sotto sorveglianza, e non solo, in nome della cooperazione europea. Come già sottolineato da Migreurop e dalla campagna Frontexit, l’Unione Europea si sta comportando come se avesse dichiarato guerra ai migranti, specialmente a coloro che stanno scappando da guerre vere. Non possiamo permettere agli stati membri, o alle loro forze di polizia, di introdurci di nascosto in questa guerra ignobile, inumana e che sostanzialmente non può essere vinta: tutto ciò rappresenta l’opposto rispetto alla pace tra i popoli che l’Unione Europea dovrebbe perseguire, e per la quale la società civile europea si sta impegnando, emanando avvisi di viaggi in più lingue o raccogliendo testimonianze della presenza e delle azioni della polizia correlate all’operazione.