Lo scherzetto di Orban

Articolo di Hunor Kiraly, Fondazione per lo sviluppo dei diritti civili (DemNet), Budapest

Traduzione di Brunella Nobile

Dopo le proteste di massa in Ungheria per la internet tax, il Primo Ministro Viktor Orban ne ha parlato alla radio nazionale. I media internazionali hanno interpretato le sue parole come una ritrattazione, una vittoria per i manifestanti e la democrazia. Hanno torto e i loro titoli di apertura sui giornali hanno lavorato a favore di Orban. Ritrattare dopo le proteste è una storia facile da raccontare.. Comunque i suoi passi successivi, dopo tutto il fumo e il gioco di specchi, non saranno facili da interpretare, ma ci si aspettano risultati forse anche peggiori della legge originale: un controllo totale di internet e una dispersione totale di questo movimento di protesta così chiassoso. Ma prima diamo uno sguardo a quello che è successo nelle ultime settimane:

La tassa e le proteste 

nettax_memeIl 26 ottobre, 4 giorni dopo l’annuncio della internet tax, più di 10.000 protestanti hanno marciato contro il quartier generale di FIDESZ, (il partito al governo n.d.t.), alcuni lanciando contro l’edificio vecchi componenti di computer. La protesta è stata un’iniziativa dal basso: la gente ne aveva avuto abbastanza. O per lo meno alcuni. Gli ultimi cinque anni sono stati caratterizzati da una quantità di leggi approvate la sera per la mattina, la maggior parte in forma di regolamenti che sono stati emendati senza la preparazione richiesta o la giusta considerazione – non sono stati consultati né gli esperti né le parti in causa. Perché ora? Perché internet? I manifestanti stanno cercando di trovare le loro risposte al quesito. Ne parlano sui blog, sulla pagina Facebook della protesta, producendo una quantità enorme di riflessioni sul tema.

Se dovessi riassumerli tutti, riflessioni e scherzi, ne verrebbe fuori una cosa del genere: “Sappiamo che questa tassa riguarda il controllo e che dovremmo protestare per la libertà d’informazione e che stiamo invece protestando solo per i nostri torrent. Ma, perlomeno, protestiamo.

E così domenica notte si si è costruita una nuova speranza sia dentro che fuori i confini. Forse c’è un punto di non ritorno. Dato che l’opposizione politica è disintegrata l’unico modo in cui ogni cosa può cambiare è attraverso un approccio autogestito, bottom up. Ma la gente sa davvero che cosa accade in realtà in un paese in cui più del 90% dei media è nelle mani del governo o dei suoi amici?

E’ probabile che la maggior parte degli ungheresi reagisca come hanno fatto negli anni ’80. Sanno che le notizie ufficiali raccontano una ”realtà differente” ma non sanno o non si preoccupano di cercare altre fonti di informazione. Continuano semplicemente a chiudere le porte di casa come hanno sempre fatto per 50 anni e non se ne interessano finchè il problema non bussa. Oppure se ne vanno prima che succeda, prima che diventi un problema personale. La versione ufficiale parla di 300.000 espatriati, ma le stime non ufficiali parlano di più di un milione.

Così una protesta di massa come questa rappresenta una vera sorpresa.

Molti partecipanti considerano questa speranza fragile. “Dobbiamo ancora esserci”, dicono, “Ci sono così tanti modi per fallire, ma dobbiamo farlo. Dobbiamo tentare.” I rischi principali di cui parlano riguardano:

  • Il tentativo da parte dell’opposizione restante o politici screditati di prendere il controllo delle proteste e rovinarle. Gli organizzatori e molti blogger e commentatori li hanno richiamati e esortati a non partecipare.
  • Gli ultrà organizzati del governo, hooligans mescolandosi alla folla possono innescare rivolte violente

Il 26 ottobre c’erano ultrà nella folla e hanno cominciato a vandalizzare. Fortunatamente non erano così tanti perché la protesta in sé era davvero molto spontanea. Gli organizzatori non hanno avuto il tempo di avvertire più persone. E tuttavia la televisione nazionale e la tv di FIDESZ, HIR TV, ha descritto la protesta come “rivolte”, come un attacco brutale al quartier generale di FIDESZ, mostrando gli ultrà.

A questo punto il governo ha cominciato a ritornare sulla legge, dandone una nuova versione, mentre dipingeva i manifestanti come uno sparuto gruppo di hooligans. Ma in due giorni è stata organizzata un’altra protesta.

Il 28 Ottobre la protesta continuava. Reuters ha parlato di circa 100.000 partecipanti ( forse ispirandosi al nome del gruppo su Facebook 100.000 contro la internet tax) mentre i media pro-governo hanno dato una stima più conservatrice di 8-10.000 partecipazioni. Un altro esempio di realtà parallele in Ungheria. In realtà i protestanti si aggirano intorno ai 15-20.000. Ma il 28 ottobre, come si è capito, non è una protesta per scaricare l’ultimo episodio del Trono di Spade. O perlomeno non solo. Bandiere europee e gli slogan più popolari “Vogliamo l’Europa”, “La Russia perderà” “Vict-atore” rivelano che stiamo parlando di certi valori alla base della protesta.

Ed infine Orban ha parlato alla radio.

Ma che cos’è che ha detto realmente Orban?

Orban ha parlato dell’argomento nel corso di un’intervista ad un programma del mattino sulla radio nazionale. I media internazionali hanno interpretato le sue parole nel segno della ritrattazione. E questo è stato un grande errore. C’è una bella interpretazione di quel che ha detto realmente nell’articolo di Eva Balogh. Ne sottolineerò solo i passaggi principali e le relative incomprensioni.

  • “La tassa verrà adottata, ma non nella sua forma attuale”
  • “La gente è influenzata e manipolata su questo argomento. Dobbiamo discutere di faccende relative a internet (non alla tassa, a internet!) e la necessità, perchè internet deve essere regolamentato.
  • “Daremo il via a una Consulta Nazionale su internet in gennaio”

Ora qui c’è la prima incomprensione. I media internazionali hanno parlato di una “consulta nazionale”. Ma è sbagliato, notate le maiuscole. Voi immaginate una consulta con esperti, parti in causa e il pubblico? Vi sbagliate di nuovo. E’ molto importante capire che cosa s’intende per Consulta Nazionale.

Uno strumento populista di livello avanzato

La Consulta Nazionale è uno strumento populista di livello avanzato, introdotto nel 2010. Viene usato nel caso in cui il governo debba affrontare questioni politiche controverse, ma ha la necessità di dare l’impressione di avere un appoggio enorme da parte dell’opinione pubblica. Arriva in forma di sondaggio d’opinione, molto costoso peraltro: ogni casalinga ungherese riceve per posta un questionario contenente quesito estremamente ridondanti. I quesiti e le opzioni sono formulati in modo che:

  • il questionario rappresenti materiale di propaganda diretta per i sostenitori del FIDESZ
  • non si può proprio rispondere se uno per caso dissente dai suggerimenti del governo

Non c’è un’analisi trasparente, i dettagli non sono mai stati pubblicati ma tutte e cinque le precedenti Consulte Nazionali sono state annunciate come una grande vittoria: la stragrande maggioranza della popolazione era d’accordo con il governo…

E quindi che cosa ci aspetta?

Una internet tax in capo a un anno. E una mano pesante di “regolamentazioni” su internet “supportata dalla maggioranza, d’accordo con la consulta.

Il pubblicista Peter Uj ha scritto: Orban non è un grande stratega, ma un ottimo tattico” Sono d’accordo. Ha fatto in modo che i manifestanti fossero perplessi (dobbiamo continuare o no?) e ha bluffato con i media stranieri. Ottima mossa.

Le prossime proteste sono per il 17 Novembre. Con meno protestanti o no? Nessuno può saperlo.