Il fare pubblico e collettivo

Covers_Transnational Dialogues Journal 2014Articolo di Laura Sobral
Traduzione Olga Vukovic

Questo articolo è stato originariamente pubblicato nel Transnational Dialogues Journal 2014, che è gratuitamente scaricabile da www.transnationaldialogues.eu.

Per molti anni, coloro che ‘pensavano’ alla città non erano necessariamente coinvolti nel ‘costruirla’ – due gruppi diversi, gerarchicamente distinti tra di loro. La distanza tra questi gruppi era tale che quelli che pensavano la città non si sentivano più in grado di costruirla; e quelli che la stavano costruendo, lo facevano in modo automatico, senza pensare a ciò che facevano.

A San Paolo, Brasile, la discrepanza tra progetto ed esecuzione ha raggiunto tali livelli che in anni recenti l’intervento diretto sulla città sta guadagnando più adepti. L’atto del ‘creare’ nello spazio pubblico provoca una rottura sulla vita odierna dei cittadini, portando a una riflessione sulla situazione esposta dall’azione. Se tal genere di creare avviene regolarmente e produce soluzioni immediate, allora possiede il potenziale di diventare un’azione collettiva auto-generata, ovverosia una cosa che spontaneamente unisce gli individui, se si considera che che l’origine di soluzioni urbane porta a miglioramenti visibili e rapidi allo spazio.

In base a queste osservazioni, nel gennaio 2014, ho deciso di fare una occupazione performativa di Largo da Batata, a San Paolo.

TD journal Collage

Largo da Batata è una piazza nel centro della città che ha vissuto un processo di riurbanizzazione negli scorsi dieci anni — un processo lento e costoso che ha portato risultati privi di qualità urbana. Nel 2013 questo spazio arido è stato inaugurato senza l’ombra fatta dagli alberi e i mobili da strada, facendo una chiara affermazione sul proprio ruolo come spazio pubblico contemporaneo: una zona pensata come zona di passaggio, non come zona abitabile, come tanti altri spazi a San Paolo. Il mio scopo era di trasformare parte di questa zona in uno spazio abitabile, usando il metodo che i brasiliani chiamano ‘gambiarra’. Esso consiste nel trasformare ciò che hai in mano in ciò che ti serve ovvero improvvisando con ciò che hai a disposizione. L’atto è legato allo hacking, nel senso che il ruolo passivo del consumatore viene contrapposto, suggerendo la produzione di nuove soluzioni basate sulla conoscenza già esistente. Con questa logica in mente, ogni venerdì pomeriggio, io e chiunque era interessato portavamo i mobili da strada in piazza, proponendo attività culturali a chi era di passaggio, e con ciò proponendo una zona di confort in mezzo a quel deserto. Alla fine, l’azione ha attratto i locali, i frequentatori dei quartieri intorno e anche le persone che si identificavano con questa causa. Il gruppo poi è diventato più grande fino a diventare un vero e proprio movimento. Oggi, le persone interessate nel condurre attività culturali in questo spazio devono iscriversi, e lo spazio è già munito di mobili da strada costruiti da noi e altri simpatizzanti del movimento.

Sono passati nove mesi da quando abbiamo occupato Largo da Batata per la prima volta e i cambiamenti alle dinamiche del posto sono notevoli – uno spazio che non è niente può essere tutto. Il potenziale di occupare lo spazio è stato evidenziato, e noi continuiamo a fomentare la cultura di vivere la città dal suo esterno. Registrando e sistematizzando questa invenzione urbana, il nostro scopo è di ispirare le persone a occupare altri spazi pubblici delle città.

Laura Sobral ha studiato architettura e pianificazione urbana. Attualmente lavora con progetti culturali principalmente sulla mobilità (trasporto non motorizzato) e la documentazione della letteratura. Ha preso parte al progetto Transnational Dialogues 2014.